Quando la vita è tutta un allarme (infondato) Il lamento generale su smog, clima e pesticidi ha stufato I dati dimostrano che oggi si vive meglio e più a lungo

Allarme inquinamento, allarme cambiamento climatico, allarme nucleare. Allarme perché muoiono le api, allarme sacchetti di plastica (meglio quelli di carta), allarme sacchetti di carta (per via degli alberi), allarme smog, allarme elettrosmog, allarme sostanze chimiche nel piatto. Allarmi di qua, allarmi di là. La nostra vita è in allarme. La nostra vita è in pericolo. Anzi siamo tutti in costante pericolo di morte. Di chi la colpa? Di noi stessi e della nostra società industriale. Che, ci dicono, fa proprio schifo.
Qualche anno fa partecipai a un dibattito pubblico moderato da Michele Mirabella (il simpatico conduttore di Elisir su RaiTre), il quale aprì le discussioni dando la notizia, effettivamente a quel tempo riportata da tutti i mezzi di comunicazione, della scoperta di non meglio identificati uomini-rossi delle foresta Amazzonica. I quali «non erano mai stati in contatto con alcuna civiltà industrializzata», leggeva il presentatore dalla prima pagina del Corriere della Sera. Non senza aggiungere un sospiroso «beati loro!», convinto - e su questo aveva pienamente indovinato - di interpretare il pensiero dell'autore dell'articolo.
Effettivamente questi uomini-rossi sono invidiabili, e Mirabella faceva bene ad additarli alla platea come modello di vita. Mai a contatto con la nostra civiltà, pensate che fortuna. Innanzitutto, non sanno chi siano Saffo o Socrate, Catullo o Oscar Wilde, Dante o Mozart. Il che ha risparmiato loro giornate intere di greco e filosofia, latino e teatro, letteratura e musica. Anzi, quanto a musica, la loro vita è comodissima: senza essersela complicata con le sinfonie, si limitano alla riproduzione di tre note. Anche perché sanno contare fino a tre, e andare oltre, men che meno all'infinito, è un peccato che si sono ben guardati dal commettere.
Come i loro cervelli non lo è dalla matematica, la loro quotidianità non è contaminata dalla chimica. Che invece la nostra civiltà industriale ci propina addirittura nel piatto. Beati loro, direbbe Mirabella. Infatti, i fortunatissimi uomini-rossi non sanno, ad esempio, che il latte con cui nutrono i loro neonati contiene lattosio. In verità non sanno neanche cosa sia il lattosio. Il quale, per essere digerito ha bisogno di un particolare enzima, la cui carenza provoca nel neonato un accumulo di lattosio con conseguenti danni cerebrali. Per evitarli, i bambini-rossi non dovrebbero bere latte, ma i loro fortunatissimi genitori, come detto, la chimica non li ha neanche sfiorati e, naturalmente, non hanno sostanze chimiche nel piatto. Forse si nutrono di fasci di luce. O, più probabilmente, non hanno un piatto. Motivo di più per suscitare l'invidia di Mirabella.
Possiamo evitare di sentirci in colpa per questo nostro vivere abbietto? Certo che no. Non siamo nati così. Così ci siamo diventati. Coscientemente. E quindi colpevolmente. Per dire: ci siamo dotati di elettricità. Che schifo. Pensate al bel tempo che fu. Senza andare troppo indietro, ad esempio ai tempi di Via col Vento, l'elettricità non c'era e stavano benone: su 30 milioni di abitanti v'erano, in America, appena 4 milioni di schiavi. Come si vede, le lavatrici erano inutili, allora come ora.
Una volta m'era venuta in mente la alquanto bizzarra idea che non alcuna lotta sociale, ma la scoperta e l'uso dell'elettricità fosse ciò che ha reso la schiavitù un tabù. Devo decisamente ricredermi. Tutto sommato, questa società industriale che ha quasi eliminato la mortalità infantile e portato la speranza di vita di tutti noi a oltre 80 anni, a pensarci bene, non ha fatto altro che allungare la permanenza di tutti noi in questa valle di lacrime. Che sgorgano vieppiù copiose per via degli allarmi di cui sopra.

Decisamente meglio essere uomini-rossi dell'Amazzonia: bevono acqua di sorgente, mangiano cibi rigorosamente biologici, la loro energia è al 100% solare, e al meno fortunato di loro gli tocca vivere fino a 40 anni. Beati loro.

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