Spike Lee è un regista che non scende a patti, ha telento ed ambizioni ben riposte e non si lascia omologare dal sistema, al quale sembra solo piegarsi un po, come accade in questo Inside Man. Gli affari interni degli States seguono la logica di quelli internazionali, con collusioni tra poteri forti, come le banche e i servizi segreti, che si chiamino Fbi o Cia non mutano la disposizione pragmatica, da sempre centro di gravità permanente della grande nazione. E così una rapina in banca con ostaggi, girata benissimo, è solo linizio di un gioco sottile tra negoziatori e criminali che condurrà a scenari impensabili. Al centro della vicenda il detective Keith Frazier (Denzel Washington), che deve fronteggiare lastuto capo dei rapinatori Dalton Russell (Clive Owen). Un altro elemento che Lee mostra impietosamente è la stolida violenza dei rappresentanti del Nydp (New York Police Dipartment), ma questo già lo sapevamo. Il solo limite della pellicola, per altro di grande qualità, è laccumulo di situazioni al limite della plausibilità, come lingresso dellavvocatessa Madeline White (la brava Jodie Foster), rappresentante di un potere occulto che sembra possedere anche quello esecutivo. Troppa carne al fuoco finisce col depistare anche lo spettatore più attento, ma la pellicola è emozionante e dominata da un grandioso Denzel Washington, al massimo delle sue capacità espressive.
Abbandonate definitivamente le distinzioni tra etnie, Lee sembra interessato al destino degli States, di cui lui è un membro autorevole e come in 25° ora il bianco e il nero sono due elementi casuali, uniti stavolta dal medesimo malessere. Cè la netta impressione che buona parte della cultura progressista statunitense stia combattendo una battaglia interna allo scopo di contrastare quanto accade allesterno.
INSIDE MAN di Spike Lee (Usa, 2005) con Denzel Washington, Jodie Foster, Clive Owen. 125 minuti
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