Quarto Oggiaro, il Bronx che cerca riscatto

Sos per salvare Cascina Linterno dove nel 1353 visse Petrarca


Via Triboniano, dove comandano i rom. Le famiglie qui vivono trincerate, nel terrore, tutti i giorni si fanno i conti con furti, lanci di pietre. «Ormai non si tratta più di nomadi, ma di stanziali che devono sottomettersi a regole, altrimenti se ne devono andare - denuncia il comitato di quartiere -. Il Comune realizzi un mini-campo per cinquanta persone, di più non sono gestibili, e anche il problema igienico-sanitario è gravissimo». Triboniano è una faccia della zona 8. C’è quella che attende le tre «caravelle», i grattacieli di Libeskind, Isozaki e Hadid, che cancelleranno i padiglioni della vecchia Fiera e saranno il simbolo della città creativa, anche se molti residenti invece degli uffici e dei palazzi ipertecnologici vorrebbero più alloggi «alla portata» e un polmone verde. E c’è quella che aspetta una svolta che non arriva: dici Quarto Oggiaro e pensi al Bronx di Milano, anche se le associazioni e i comitati di quartiere ce la mettono tutta per levare il marchio al quartiere. Un anno fa il Comune ha presentato la «Mappa del rischio e del degrado»: le bandierine rosse erano concentrate tra Quarto Oggiaro e Gallaratese, dove tra truffe e reati vari si consumerebbe circa il 20% della delinquenza milanese. Sul Portale del Gallaratese (www.gallaratese.it) si leggono le denunce dei cittadini che hanno a che fare con «l’illegalità e la mancanza d’igiene dei campi nomadi non autorizzati», le «feste organizzate da gruppi di latino-americani che sfociano in risse e danneggiamenti».
Ma in zona 8 ci sono pure via Paolo Sarpi e Canonica, la Chinatown dove una minoranza italiana soffoca tra negozi all’ingrosso, ambulatori e banche abusive, risse ogni notte. Il comitato ViviSarpi implora, «basta con l’illegalità», chiede che il Comune salvi le poche botteghe che sopravvivono nel quartiere e metta un freno ai grossisti cinesi. Sotto accusa, oltre alla vendita sottocosto, il caos provocato dal carico e scarico merci. Tra luoghi comuni e realtà - l’ultima accusa, lanciata dall’Associazione italiana difesa animali e ambiente, che ha presentato pure un esposto alla Procura della Repubblica e all'Asl, dice che nei ristoranti cinesi di via Paolo Sarpi servono in tavola persino carne di San Bernardo - il vaso della tolleranza è colmo. E i residenti chiedono da tempo che in quell’area si crei un’isola pedonale, una soluzione che troverebbe d’accordo anche i commercianti milanesi e forse «salverebbe» quei pochissimi negozi italiani che ancora sopravvivono nella zona «gialla».
Al confronto, sembra un problemino - ma non lo è per chi è costretto a sopportarlo tutte le notti - il rumore causato dal traffico in piazza Kennedy. I residenti di via Civenna qualche mese fa hanno avviato una raccolta firme per chiedere al Comune di installare barriere antirumore o altri rimedi, «in nome del diritto alla salute».

Senza escludere «l’interruzione del traffico sul ponte nelle ore notturne, come avviene in viale Monte Ceneri» o «l’utilizzo di asfalto fonoassorbente». L’associazione Amici della Cascina Linterno chiede invece aiuto per «salvare» e restaurare la casa dove visse Petrarca tra il 1353 e il 1361. Per ora, la difende dall’abbandono organizzando incontri e piccoli eventi.

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