Quei capolavori inattuali su un binario morto

Dai fratelli Bueno a Guarienti ad Annigoni. Ecco gli ultimi segnali della figurazione

Quei capolavori inattuali su un binario morto

Come si arriva, in Italia, alla pittura del secondo Novecento, e alle sperimentazioni delle avanguardie, culminanti nel 1967 con l'Arte Povera?

Intanto, mentre maturano le esperienze astratte, la figurazione dà gli ultimi segnali, tra Firenze e Milano, con i «Pittori moderni della realtà» che, nel 1949, sembrano esaurire la loro capacità di incidere sulle tendenze dominanti. Sono, con il patrono Giorgio de Chirico: Giovanni Acci, Pietro Annigoni, Antonio Bueno, Xavier Bueno, Carlo Guarienti, Gregorio Sciltian, Alfredo Serri. Eccone il manifesto: «Noi, Pittori moderni della realtà, siamo riuniti in un gruppo fraterno per mostrare al pubblico le nostre opere. La simpatia e la comprensione con le quali esso ha accompagnato e assecondato in questi anni i nostri sforzi, la certezza di essere nel vero, di aver ragione noi e gli altri torto, ci hanno convinto dell'opportunità e della necessità di questa mostra. Siamo compatti con la nostra forza, la nostra fede, i nostri ideali e la nostra assoluta reciproca stima. In contrapposto all'École de Paris, nata in Francia ma rappresentante una tendenza universale di decadenza, la nostra arte nata in Italia rappresenta un avvenimento di speranza e salvezza per l'arte... Non ci interessa né ci commuove una pittura cosiddetta astratta e pura che, figlia di una società in sfacelo, si è svuotata di qualsiasi contenuto umano ripiegandosi su se stessa nella vana speranza di trovare in sé la sua sostanza. Noi rinneghiamo tutta la pittura Italiana dal postimpressionismo ad oggi considerandola espressione dell'epoca del falso progresso e il riflesso della pericolosa minaccia che incombe sull'umanità».

Qui si interrompe un percorso difficile e accidentato. E sempre più anacronistiche sembreranno le ricerche nel campo della figurazione. Restano capolavori in un binario morto: Passeggiata alle Cascine di Antonio e Xavier Bueno; San Gerolamo di Carlo Guarienti; Donna con i limoni e Milena di Giovanni Acci; L'eterna illusione di Gregorio Sciltian.

Alcuni profondamente inattuali, letteralmente anacronistici. Tra loro, più tardi disponibili a nuove sperimentazioni come Xavier Bueno e Carlo Guarienti, resterà in trincea, irriducibile, Pietro Annigoni, ritrattista insuperato di cui si ricordano in una produzione senza flessioni tra il 1929 e il 1955 (in parallelo con la Nuova oggettività tedesca), il Ritratto del padre, l'eloquente Autoritratto e il Ritratto di Salvatore Ferragamo.

Né va meglio sul fronte opposto della figurazione fantastica. Il filone surrealista non troverà spazio in Italia, se non a intermittenza, attraverso personalità solitarie che discendono dalla beffarda indipendenza di de Chirico e di suo fratello Alberto Savinio. Così si possono idealmente collegare le ricerche di Gianfilippo Usellini, Fabrizio Clerici, Enrico D'Assia, Franco Gentilini, Colette Rosselli, Dino Buzzati, Luigi Zuccheri, Stanislao Lepri, Colombotto Rosso, Gustavo Foppiani, Cinello, Gaetano Pompa, Armodio, Adelchi Riccardo Mantovani, Enrico Robusti. Nell'ambito di questa liberazione della fantasia, meritano di essere ricordati Tonino Guerra e Federico Fellini. E, con loro, Dario Fo. Nella Torino segreta e magica tentano di esistere un pittore di tradizione come Ottavio Mazzonis e gli artisti del gruppo Surfanta (1957): Silvano Gilardi detto Abacuc, Lamberto Camerini, Lorenzo Alessandri, Giovanni Macciotta, Raffaele Pontecorvo, Mario Molinari. A loro si può aggiungere Romano Parmeggiani (Venezia, 1930 - Santoro, 2002), fratello minore di Tancredi, figurativo d'inclinazione neo-surrealista dalla solida disposizione al disegno.

In questa ricerca fantastica si distingue anche il ceramista di Bassano Federico Bonaldi.

Altri notevoli sono Pompeo Pianezzola e Alessio Tasca. Memorabile incisore Neri Pozza. Dal Trentino-Alto Adige scendono pittori esoterici ed espressionisti, di grande personalità: Dario Wolf, Karl Plattner.

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