Quei «Giochi» perseguitati dalla sfortuna

New DelhiLa stazione della metropolitana dello stadio Jawaharlal Nehru è stata aperta appena poche ora prima dell’inaugurazione dei Giochi del Commonwealth, le mini olimpiadi delle ex colonie britanniche che iniziano oggi a New Delhi. I corrimano delle scale sono ancora incellofanati e sporchi di calcestruzzo, ma sono avvolti da ghirlande di garofani arancioni. Sulla riuscita di questo evento sportivo internazionale, l’India si gioca la faccia e anche la reputazione di seconda potenza emergente dopo la Cina. Come per Pechino nel 2008, questa è per New Delhi l’occasione di mostrare al mondo la «nuova India». Dopo tanti scandali, polemiche e emergenze per il terrorismo e per la febbre dengue (che c’è ancora), l’India ce l’ha fatta. Il megaspettacolo di ieri sera, realizzato in parte grazie a una coreografia Made in Italy, ha messo a tacere ogni diatriba. «Il sogno dell’India si è realizzato, è arrivato il nostro momento», ha detto il responsabile dell’organizzazione Suresh Kalmadi, politico del partito del Congresso di Sonia Gandhi.
Fino a due settimane fa, questi erano i «giochi della vergogna», e hanno perfino rischiato di essere sospesi causando una irrimediabile figuraccia per una nazione che ambisce a diventare superpotenza. Alcune delle 71 nazioni partecipanti, tra cui Canada e Australia, avevano definito «inabitabile» il villaggio dei 6.700 atleti costruito nei pressi dell’inquinatissimo fiume Yamuna. Erano circolate immagini di bagni ricoperti di sputi arancioni causati dal «paan», di impronte di zampe di cani sui letti degli appartamenti e di scantinati imputriditi dalle piogge monsoniche. Come se non bastasse, nello stesso giorno era crollata una passerella pedonale destinata a trasportare il pubblico dal parcheggio ferendo oltre 20 operai. E 24 ore dopo, era caduto parte del controsoffitto del centro dove si tengono le gare di sollevamento pesi.
La stampa aveva accusato gli organizzatori di aver affidato i lavori a imprese corrotte e incapaci. Il mega maquillage della città, l’ammodernamento di strutture decrepite e le nuove strade e cavalcavia per decongestionare la metropoli di 16 milioni di abitanti sono costate all’erario 17 miliardi di dollari. Negli ultimi due anni New Delhi è stata un cantiere proprio a causa dei Giochi del Commonwealth, diventati per il governo il banco di prova per mostrare al mondo che l’India non era più Terzo Mondo.
All’elenco delle disgrazie degli ultimi giorni, si è aggiunta anche la febbre dengue, una malattia causata dalle zanzare e abbastanza frequente in India durante la stagione monsonica. Con le piogge eccezionali di quest’anno che hanno allagato parte della metropoli è scoppiata un’epidemia che è ancora in corso nonostante l’arrivo del bel tempo. Proprio ieri si è verificato il primo caso tra gli atleti del villaggio. Un giocatore della nazionale indiana di bocce, Ruptu Gogoi, è stato contagiato e si teme che anche altri possano subire la stessa sorte. Le frequenti disinfestazioni della zona non sono servite.
Nei giorni scorsi diversi sportivi avevano annullato la propria partecipazione proprio per paura di malattie e anche di attentati. Il 17 settembre, due cittadini taiwanesi erano stati feriti in una sparatoria davanti alla moschea Jamaa Masjid, nel centro storico. L’azione era stata rivendicata da un gruppo estremista islamico legato ai jihadisti pachistani che minacciava attacchi contro gli stranieri durante i Giochi. Dopo le stragi di Mumbai del 2008, l’incubo del terrorismo non è mai svanito in India, anzi sembra essersi ingigantito dopo i disordini estivi nella regione del Kashmir indiano, eterno nodo irrisolto della tensione tra India e Pakistan. Il ministro P.K.

Chidambaram non ha voluto correre rischi. A protezione degli stadi, trasformati in fortezze con filo spinato, sono stati dispiegati circa 100mila tra poliziotti e forze paramilitari. Fino alla fine delle gare, il 14 ottobre, New Delhi sarà blindata.

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