Bari - Subito dopo le sue dimissioni, a febbraio, da assessore alla Sanità, Alberto Tedesco tornò nel gruppo consiliare dei Socialisti autonomisti. «Colpa» della mancata creazione del gruppo del Pd, certo, partito nel quale Tedesco era risultato primo dei non eletti al Senato. Ma i quotidiani locali non mancarono di rimarcare come, nella vecchia «casa», Tedesco oltre a trovare ospitalità trovò, prima di partire, destinazione Palazzo Madama, anche un incarico da capogruppo, con annessa indennità aggiuntiva allo stipendio di consigliere. Curioso anche un altro dettaglio del passato da amministratore locale dell’ex assessore di Nichi Vendola, tra gli indagati nell’inchiesta sulla Sanità pugliese in mano al pm della Dda di Bari Desirèe Digeronimo. Qualche anno fa, quando al governo della Regione Puglia c’era Raffaele Fitto, in consiglio regionale c’era già uno scranno per Tedesco. Legato, come origini, al Salento, ma barese di nascita e di residenza.
Eppure, spulciando la documentazione della pubblicità patrimoniale dei consiglieri regionali, salta all’occhio una strana anomalia. Nelle dichiarazioni presentate all’ufficio di presidenza del Consiglio regionale da Tedesco negli anni 2000 e poi 2001, l’attuale senatore democratico risulta essere residente a Nardò. L’indicazione del comune in cui viveva è sopra la riga del formulario in cui Tedesco aveva scritto di essere «presidente Commissione affari istituzionali», e questa dislocazione salentina biennale non è stata priva di effetti pratici. Come è noto, infatti, oltre a indennità e diaria, chi dalle urne esce con un posto a sedere in Consiglio regionale, si assicura anche altre indennità accessorie. Una di queste è relativa alle spese di trasporto, ed ha senso: chi abita a Bari, a due passi dalla sede dell’amministrazione, spenderà ben poco per arrivare da casa al «lavoro».
Diversa valutazione per chi, invece, abita nei comuni più lontani dal capoluogo. Come, per esempio, Nardò. Insomma, una residenza come quella indicata da Tedesco, in soldini, vuol dire ritrovarsi in tasca alla fine di ogni mese una cifra in più, tra i mille e i duemila euro. Non un jackpot da Superenalotto, ma nemmeno bruscolini. Niente da eccepire sulla ratio, come detto. Il problema è che, ovviamente, l’attenzione al rimborso spese maggiorato è legato all’effettiva residenza nel comune «lontano». Per Tedesco era così? L’ex assessore, politico di lungo corso a livello regionale, prima e dopo la «parentesi» a Nardò ha sempre indicato Bari come città di residenza, segnando sui modelli per la pubblicità della situazione patrimoniale il solito indirizzo. Ma la cosa più sorprendente è che, nel modello 730 della dichiarazione dei redditi, che per legge va allegato alla lettera su carta intestata della Regione Puglia, contiene un dato difforme. Ed è proprio quello del comune di residenza. Che sulla paginetta destinata all’ufficio di presidenza è Nardò (Le). E sul 730, invece, è Bari (Ba).
Due città, due diverse indennità di rimborso per le spese di trasporto, ma stesso consigliere. E, soprattutto, stesso Bollettino ufficiale. I documenti dell’anagrafe patrimoniale, infatti, vanno pubblicati sul Burp (nome da rigurgito, ma in realtà è l’acronimo di Bollettino ufficiale della Regione Puglia). E i due fogli, quello in cui Tedesco per l’anno 2000 si dichiara residente a Nardò, ma sul modello 730 risulta barese come al solito, sono su due pagine consecutive (la 11548 e la 11549) del Burp numero 123 del 2003. Stessa storia per l’anno successivo.
Nardò sulla lettera della Regione, Bari sulla dichiarazione dei redditi: pagine 11526 e 11527 del Burp 120 del 2004. Una piccola furbata per arrotondare le entrate, o invece la difformità è dovuta a un trasloco non coincidente con l’anno fiscale?MMO
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