Fa riflettere la motivazione dellordinanza con cui il Tribunale del Riesame ha respinto la richiesta di scarcerazione per i 25 autonomi responsabili dei disordini dell11 marzo scorso, «sabato del selvaggio», in corso Buenos Aires. I magistrati dicono che le devastazioni e gli incendi, le violenze e le aggressioni alle forze dellordine, non scaturirono da una sciagurata concatenazione, magari casuale, di azioni e reazioni, ma da una precisa volontà di quei manifestanti di colpire duro, comunque. Sì, lazione era preordinata e questa realtà, documentata con filmati, fa scolorire anche il pretesto della manifestazione, quella «vigilanza antifascista» che avrebbe dovuto giustificare il «presidio». I giovanotti dei centri sociali volevano colpire e si erano attrezzati in maniera adeguata allobiettivo: si erano muniti di rudimentali maschere antigas per resistere alla prevedibile risposta delle forze dellordine, ma non avevano trascurato gli strumenti di devastazione e di attacco, cioè le taniche di materiale infiammabile per appiccare il fuoco e i rudimentali ordigni (polvere nera e chiodi). Cè di più: la visione complessiva dei movimenti dei manifestanti ha convinto i magistrati che essi si muovevano con una precisa coordinazione militare: ognuno faceva la sua parte, sapendo quel che altri contemporaneamente avrebbero fatto.
Lordinanza del Riesame è un macigno, nessuno può ignorarla, e ripropone il problema dei «centri sociali». Una mozione per la loro chiusura, presentata dalla Casa delle libertà, ha trovato a Palazzo Marino lopposizione del centrosinistra.
Quei santuari che per la sinistra sono intoccabili
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