Bisogna far luce su ciò che siamo o saremo, su ciò che vorremmo diventare e come riuscirci. È il significato più profondo del tascabile «Solo per me» della trentenne Claudia Rovani (assessore ai Servizi alla persona, Cultura - Sport e tempo libero, Pari Opportunità) nel Municipio di Levante. Il libro edito da Studio64 di Genova racconta la storia di Jole, quattordicenne in conflitto con i genitori, che poi si conquista due lauree e trova luomo, giusto da sposare, perché con lui si capisce restando se stessa senza «prostrarsi» e sensi di colpa. Il libro finisce con la fantasiosa dichiarazione d'amore di questo Giulio. Sulla passeggiata a mare di Nervi davanti alla Torretta, con uno striscione adagiato sugli scogli e la scritta: «Vuoi sposarmi?». Un finale da favola da chiudere con il «vissero cent'anni felici e contenti». Però che il disagio di Jole nel crescere non sia stato da poco lo indica la prefazione della nutrizionista Angela Gruppioni che le ha insegnato «a superare paure, catene, inibizioni e proibizioni, condizioni psicologiche non sue ma inculcate durante la crescita».
Perché è un libretto importante? Cosa ci insegna? È un libro-terapia dove il raccontare unesperienza vera aiuta a star meglio? È stato il caso dello splendido «Coma vigile» di Minnie Alzona che lo scrisse con il figlio, appena uscito dal coma e in riabilitazione, su quei mesi in cui gli altri lo ritenevano assente mentre lui capiva, vedeva, sentiva.
È forse un libro in parte autobiografico? Un punto di contatto tra Jole e l'assessore Claudia cè nella laurea a Scienze della Formazione acquisita da entrambe, ma Jole non ne ha tratto la sicurezza per «non sentirsi un corpo che non le piaceva e si portava a spasso una bella testa».
Penso che sapere i fatti di vita di un autore ci aiuta a decifrare meglio le motivazioni, ma nella scrittura perdurano i valori da spartire con tutti, quanto meno come piccole storie esemplari che possono riguardaci perché dentro hanno un frammento di luce. La luce da accendere è quel «conosci te stesso» di Socrate e cito dal libro un piccolo frammento. Jole, a 14 anni negli studi se la «cavicchia» e ama uscire e vorrebbe andare in discoteca. I genitori le dicono no, lei si ostina a chiedere. Non le va di fare come le «santerelline» che dicono di uscire per un gelato e filano in discoteca. Sembra la nostra prima donna Nobel, Grazia Deledda nell'autobiografia postuma Cosima. Riguardo «lo scandalo» suscitato da Rosa di macchia (suo primo libro che uscì con il titolo Fior di Sardegna) si dà un consiglio: «Non doveva rassomigliare alle ragazze di buona famiglia che commettono incoscienti i loro peccatucci d'amore. Dio le aveva dato una coscienza limpida e profonda come un'acqua nella quale si vede ogni filo di luce e ombra, per guidarsi da sola nella strada della verità».
Simile l'ostinazione di Jole che la porterà in unUniversità lontana da casa per sottrarsi all'amorosa tutela dei genitori. Poi, appoggiandosi alla dottoressa cui chiede di farla diventare una «persona normale», dialoga con il padre (con cui aveva il conflitto maggiore) facendo affiorare ricordi ma anche riconfermandosi nelle scelte.
Sono due generazioni a confronto. Da un lato i genitori con le loro regole e una volta valeva «prima il dovere poi il piacere», ma scaduto il primo tempo, il secondo era già bruciato. Dall'altro lei, ragazza moderna che vuol dar spazio ai «bisogni secondari» che non sono colpe, ma capacità di star bene con sé. A testimoniare l'intelligente amore dei genitori, accanto a lei anche quando è lontana, queste parole del padre su di lei: «Il mare ventoso è blu... Jole tu sei una persona meravigliosa ma, come il vento, bisogna capirlo».
Di questo libro resta la voglia - ed è cosa rara - di leggere un seguito, di avere una collana di tascabili sulle tappe di vita di Jole. Lei che battaglia per educare i figli, lei che si fa mamma di genitori che invecchiano indocili.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.