Continua il caso del «muro sul lago di Como». Dopo lapertura dellinchiesta per fare luce sulla barriera in cemento armato spuntata sulla riva del Lario come un fungo dopo una notte di pioggia, ieri anche il sindaco comasco Stefano Bruni ha fatto un sopralluogo al cantiere in discussione. Una visita che ha visto protagonisti oltre al primo cittadino, il vicesindaco, alcuni tecnici comunali e lavvocato Giuseppe Sassi il quale ha già collaborato in passato con lamministrazione e ha voluto rendersi conto di persona dello stato dei luoghi.
Laltro ieri il sostituto procuratore Simone Pizzetti, titolare dellinchiesta, ha aperto un fascicolo a carico di ignoti con lipotesi di reato di abuso edilizio, sebbene al momento non ci siano ancora degli indagati. Su disposizione del pubblico ministero, gli agenti della Forestale hanno acquisito in Comune la documentazione dellintero progetto delle paratie, dagli studi iniziali agli atti più recenti per verificare se sussistono violazioni alle norme del Testo Unico sullEdilizia. Il muro della discordia che sta animando tutta Como rientra nel progetto di costruzione di un sistema di paratie mobili, ma ancora non si spiega laltezza del manufatto in cemento che sta privando chiunque della visione del lago. A quanto pare il muro sarebbe frutto di una modificazione del progetto iniziale, ma non è chiara lautorizzazione con cui sia stata concordata lapprovazione di modifica. Che si tratti di abusivato edilizio il Comune di Como lo esclude, ma resta comunque lo spauracchio di un eventuale reato ambientale, motivo per cui la Forestale ha eseguito anchessa un sopralluogo.
Lunica certezza per il momento arriva dal sindaco Bruni che, ascoltando i comaschi, ha deciso che in ogni caso il muro verrà abbassato. La necessità di costruire il complesso di paratie, con un costo complessivo da 15 milioni di euro, è nato dopo lalluvione della Valtellina del 1987 per proteggere il centro città dalle esondazioni del lago.
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