Quel patto che c’è ma non si vede

L’accordo c’è ma non si vede. Anzi, non si deve vedere. Come anticipato ieri dal Giornale, autorità italiane e bielorusse hanno dovuto trattare per uscire da una situazione che metteva in difficoltà entrambi. Da un lato il silenzio del governo italiano cominciava a diventare assordante di fronte a un caso che è diventato internazionale (le foto della coppia di Cogoleto sono finite anche sui giornali stranieri), dall’altro la dittatura comunista bielorussa detestava tutti questi riflettori puntati sul Paese. Dunque le trattative, anche se abborracciate, condotte in segreto, quasi che si dovesse mettere il silenziatore alla richiesta di aiuto di una bambina. «Non ho mai parlato con i Giusto - ha detto ieri il ministro della Giustizia, Mastella -, comprendo il loro stato d’animo ma non c’è motivo perché alzino il tiro verso di me visto che mi sono deliberatamente tenuto fuori dalla vicenda». Ma aggiunge della cose, il ministro anche se si tiene volutamente sul vago. «Durante la telefonata ricevuta da un autorevole personalità ecclesiastica, ho tentato di far capire che la situazione era difficile. Il mio contributo è stato tutto qui. Quando non si può mediare non si media. E purtroppo nessuna mediazione era possibile. Ho seguito con partecipazione la vicenda come molti italiani, come una persona che ha con sé una ragazza bielorussa (il ministro ha una figlia adottiva proveniente proprio da quel Paese ndr.). Quella che spero, e che credo comunque avverrà, è che la bimba non tornerà nello stesso orfanotrofio e che la presenza costante della Chiesa bielorussa potrà essere di grande aiuto». Punto. Fine dell’ufficialità. A quanto risulta dalle indiscrezioni, questo è il messaggio che le autorità italiane devono lanciare in base al patto siglato con quelle bielorusse. Non possiamo far passareil precedente di un Paese che sembra sotto tutela straniera in tema di diritti umani, avrebbero detto i bielorussi. E poi avrebbero manifestato il rischio che un precedente come quella di Maria avrebbe avuto sui 38mila bimbi che ogni anno vanno a passare le vacanze in famiglie straniere. «Se saltano fuori altre Marie?». In nome della ragion politica, dunque, l’Italia dopo giorni di immobilismo si è mossa ma offrendo ai bielorussi le garanzie di riservatezza che chiedevano.

Ed ecco l’accordo che c’è ma non si vede: Maria si ricongiungerebbe col fratello maggiore (essendo adottato, questo garantirebbe una sistemazione in famiglia) e potrà col tempo tenere i contatti con la famiglia italiana che l’ha difesa in questa battaglia. Ma ci si può fidare degli accordi sottobanco? E soprattutto, ci si può fidare dei bielorussi che si sono mossi in questi giorni tra minacce e ritorsioni?

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