Quel viaggio di 128 minuti per 55 km

Sarà un bel giorno quello in cui i treni costeranno di più. Sarà un bel giorno, se con l’aumento acquisteremo un servizio migliore. Perché ancora oggi nel Lazio chi sale su un treno si getta a capofitto in un’avventura misteriosa a bordo di un vettore affollato, sporco e inospitale. E soprattutto senza nessuna garanzia di arrivare in un orario che assomigli a quello scritto sui tabelloni. Un episodio illuminante è quello accaduto a chi scrive venerdì scorso, quando per un breve viaggio di lavoro ad Anzio, 55 chilometri da Roma, ho scelto il treno. Andata senza eccessivi problemi, a parte la difficoltà a leggere il nome della stazione causa graffiti sui vetri della carrozza. Ritorno da denuncia al comparto regionale delle Fs. Partenza puntuale alle 14,37 dalla stazione di Anzio con l’interregionale 12206 diretto a Roma Termini. Arrivo previsto alle 15,45, bene in tempo per prendere mia figlia a scuola alle 16,30 in una zona non lontana di Roma. Questo nei miei sogni. La realtà è questa: il treno si ferma a lungo alla stazione di Campoleone, quindi riparte e si blocca ancora poco prima di Pomezia. La sosta si prolunga, dal via vai di ferrovieri capiamo che qualcosa di serio è accaduto. Nessuno ci avvisa, è il passaparola a salvarci: gira voce che la locomotrice sia guasta. Passano i minuti, i quarti d’ora, infine si rivà: quando l’interregionale 12206 arriva a Termini (al binario 27, quello lontano dalla metropolitana molti minuti di cammino) ha un’ora tonda di ritardo e mia figlia è già uscita da scuola.

A prenderla ha trovato la mamma che, dopo un febbrile giro di telefonate (benedetto sia il cellulare), ha fatto saltare un importante appuntamento di lavoro. Dopo, arrabbiata, mi dirà: «È colpa tua, non ci si può fidare dei treni». Una frase che vale di più di tante campagne pubblicitarie di Trenitalia...

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