Quell’opposizione di falsi e invalidi

ORBI Tra i giovani il 40% vota Pdl e solo il 25% sta con il Pd ma i democrat non ci vogliono credere

Quell’opposizione di falsi e invalidi

Falsi pentiti (1). Falsi invalidi (2). L’Italia vera però resiste (3).
1)Marcello Dell’Utri, il suo modo di essere, il dolore inerme e scarno di parole a Porta a porta è stata la confutazione più chiara, comprensibile anche agli analfabeti, delle accuse per cui lo vogliono far fuori. Non delle ormai famose minchiate di Spatuzza. Quelle non c’è neanche bisogno di proporsi di trasportarle in una discarica: ci sono nate. La confutazione è del metodo, di questa maniera di intendere non solo la politica o la giustizia, ma l’essere uomini. Che roba è quella di scaricare pesi indegni sulle spalle di un uomo senza alcuna cura della verosimiglianza, capiti quel che capiti, anche ammazzare una persona per vedere che effetto fa. Questo hanno fatto i magistrati e la compagnia di coloro che come chierichetti circondano e adornano le loro processioni, dove i pm innalzano come ostia consacrata la bestemmia degli assassini contro il bene più prezioso che ci sia: la dignità dell’altro. Nessuno dica che queste deposizioni di catrame servono a cercare la verità per gli innocenti morti nelle stragi. Servono a sciogliere nell’acido dopo i bambini anche gli adulti che però come bambini non possono difendersi.
«Come faccio a difendermi?» dice Dell’Utri. Qualcuno ripete il disco: la magistratura verificherà. Che cosa? Intanto si può però già verificare che è stato un assassinio della reputazione e della buona fede. È un metodo, vista la difficoltà ad avere sentenze di condanna stante la fragilità degli indizi, almeno si infligge la pena a prescindere. Questa deposizione di Spatuzza non serve a condannare Dell’Utri, serve come una lapidazione islamica preventiva. Assolto o no, prescritto o no, intanto si segna la vita intima e pubblica dell’avversario politico. Nei romanzi di Harry Potter questo compito è assegnato ai «Dissennatori». Il loro soffio annichilisce per conto di Valdemort. Chi sia Valdemort, il Maligno, oggi non si sa bene. Non ci sono grandi vecchi, ma molti pirla. Ad esempio, vedi punto 2.
2) L’arresto della gang dei 53 falsi invalidi ha intimorito l’opposizione. Hanno pensato: oddio ci prendono. Non avrebbero avuto torto. I capi dell’accolita di centrosinistra, da Bersani a Di Pietro, passando per i comprimari tipo Rosy Bindi-Castagnetti e De Magistris, riescono infatti ad essere contemporaneamente falsi ed invalidi (politicamente). Possono però stare tranquilli. Chi li tocca, questi qui? Non certo i giudici. I citati onorevoli sono legati a filo doppio con la magistratura, e in fondo a differenza del napoletano sorpreso a guidare la sua Lancia con un certificato di cecità totale, loro guidano i partiti ma ciechi lo sono sul serio. Anzi credono di guidare l’opposizione, tengono però in mano un volante fasullo, che non c’entra niente né con il motore né con le ruote. Bersani e pure Di Pietro, con tutta la combriccola, sono infatti costretti (Bersani) o felici (Di Pietro) di accettare la leadership totale di certa magistratura avanguardista che conduce la partita politica antidemocratica utilizzando come trascinatori la squadra di giornalisti italiani e stranieri, tutti quanti ai piedi del pentito Spatuzza.
La manifestazione romana del No-B day, intrisa di viola mortifero, inneggiante all’eroe bravissimo ad assassinare, gli elogi sperticati da Corrierino dei piccoli lanciati dai quotidiani e dalla retorica televisiva, sono la sintesi di questa Italia dei falsi invalidi. Falsi e invalidi, ma anche cattivi e rovinosi per il destino di tutti.
3) Questa è la non-Italia di oggi. Non c’entra nulla con la realtà. La settimana scorsa, in un momento di serietà, il quotidiano della Confindustria ha interpellato con criteri scientifici gli italiani. Il governo è saldissimo. Si attesta sul 53 per cento. E sorpresa solo per chi si fida di Repubblica e dell’invasione di internet da parte dei cammellieri di Beppe Grillo e di Marco Travaglio, i giovani sono in larga maggioranza elettori del Pdl e della Lega. Non solo i giovani, ma anche gli operai. Trascriviamo pedissequamente dal Sole: «I più giovani votano Pdl. Nella fascia di età tra i 18 e 45 anni sono tra il 37 e il 40% contro il 25% circa che vota Pd. Il modesto risultato del Pd è in parte spiegato dal successo dell’Idv che raccoglie il 10% del voto giovanile. Tra le conferme la più rilevante è il voto degli operai. Qualche tempo fa un altro sondaggio di questo giornale aveva evidenziato come il Pdl avesse sopravanzato il Pd tra gli operai. Nonostante la crisi e la cassa integrazione è ancora così. Il 36% degli operai dichiara di votare Pdl e il 13% Lega Nord. In pratica quasi il 50% degli operai italiani sono orientati a destra».
E allora cos’è questa incredibile parata di intellettuali inneggianti all’«Onda viola», la quale avrebbe segnato sabato una data storica (Repubblica, Curzio Maltese, è una vita che si inventa date storiche)? A dar retta alla panzana, la realtà dell’Italia consisterebbe in questa brigata di ragazzotti e di capelli maltinti, il cui ideale supremo è la galera per il prossimo che non ha le loro idee. È questa la giovinezza della Rete internet filtrata a sinistra? È questa miseria di poltiglia prodotta da Annozero, Ballarò, più i quotidiani italiani e stranieri proni alla magistratura?
Non è questa l’Italia.

Esiste una volontà di ripresa e di rilancio che è espressa dalla resistenza alla crisi della piccola e media impresa, dalla fiducia che anche in questi tempi difficili giovani e lavoratori hanno per Berlusconi e il suo governo.
Ma sì, falsi invalidi, pentiti della malora, vestitevi pure di viola che è il colore del livore ma anche dei lividi e dei funerali.

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