Quella tragica spedizione al Polo Nord

Era l'una e cinquantacinque del 16 aprile 1928 quando il dirigibile Italia, comandato dal generale Umberto Nobile, si levava in volo dal campo di aviazione di Milano alla volta del Polo Nord. Prima tappa alle isole Svalbard per una ricognizione della zona e per l'ultimo rifornimento. Obiettivo della missione: sorvolare il Polo, raccogliere dati ed effettuare alcuni esperimenti scientifici in ambiente artico.
A mezzanotte del 24 maggio il dirigibile si trova sulla verticale del polo ma non può atterrare per le avverse condizioni meteo. Nobile decide così di lasciar cadere sui ghiacci una bandiera italiana, una croce benedetta da papa Pio XI, e il gonfalone della città di Milano. Meno di dodici ore più tardi, l'aeronave, gravemente danneggiata da una tempesta di ghiaccio, urta violentemente il pak, catapultando fuori dall'abitacolo dieci membri dell'equipaggio tra cui lo stesso Nobile e un sottufficiale deceduto, prima di riprendere quota e perdersi definitivamente con i restanti sei uomini.

I nove si salvarono solo grazie all'eroico gesto di Ettore Arduino che, invece di tuffarsi fuori dal dirigibile finché era in tempo, aveva buttato all’esterno tutto il materiale che poteva servire alla sopravvivenza degli uomini, tra cui - appunto - quella che sarebbe diventata la Tenda Rossa. Il 20 giugno, un aereo svedese salvò il generale Nobile e infine, il 12 luglio, il rompighiaccio russo «Krassin» individuò la tenda e salvò gli otto superstiti e la cagnetta Titina.

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