Quelli che rosicano

Donadi Massimo, esponente di riguardo dell’Italia dei Valori, ha avuto le sue quattro ore di gloria lunedì sera, su Rai 1. Le sue parole, durante la puntata elettorale di Porta a Porta, hanno sicuramente lasciato memoria tra i telespettatori. L’avvocato di Venezia ha ribadito pensieri antichi ma rinnovati e - messo all’angolo non dai risultati (buoni) del suo partito ma dall’intervento del suo riferimento politico, Antonio Di Pietro: «Hanno vinto loro, basta, bisogna essere onesti» -, ha cercato di ricomporre le idee e ordinare le frasi, supportato dalla compagna di banco Maria Rosa Bindi. Poi, quando stava per concludersi la trasmissione, ha sferrato il suo attacco coraggioso, però ad astuta distanza, quasi sottovoce, rinculando facendo finta di entrare. Dunque, rivolto al ministro Bondi che gli stava di fronte da quattro ore, ha mormorato con disprezzo: «Adesso torna a cuccia a Palazzo Grazioli». Sono, queste, parole di grande contenuto politico, l’ore rotundo che apparteneva a Orazio ed è stato trasferito a Donadi. Il quale, venerdì scorso, sul sito internet del partito, aveva elaborato una serie di concetti, da meteorologo della politica, da sensitivo dell’al di qua: «Ieri è stata scritta una straordinaria pagina di libertà che difficilmente dimenticheremo. Rai per una notte è uno di quegli eventi da iscrivere di diritto nella storia della nostra vita. Quando soffochi un Paese, quando gli togli il fiato, quando minacci il futuro dei suoi figli, prima o poi, la reazione arriva. Da ieri sera, la faremo tutti un po’ fuori dal vaso, a cominciare da queste elezioni regionali! Ieri Berlusconi ha perso e di brutto. Ha perso la sua retorica dell’amore che vince sull’odio, uno spot melenso e ridicolo, più adatto a festeggiare il cinquantenario del Cornetto Algida che a guidare la riscossa di una compagnia dell’anello ridotta a quattro gatti spelacchiati, rissosi, lacerati e divisi in bande. Ha perso la sua arroganza, quella con la quale ha piegato le istituzioni riducendole ad appendici dello studio legale Ghedini. Ha perso la sua spocchia, quella di credersi il padrone di questo Paese, che urla, chiama, strepita e inveisce contro chi non si genuflette a lui e ai suoi sodali e chiede il rispetto delle regole. Ha perso la sua tracotanza, quella con la quale si presenta ad ogni appuntamento elettorale ringhiando contro i giudici, mentre sfugge al giudizio dei tribunali. Ha perso la sua sfacciataggine, quella con la quale dice di avere fatto tanto per la crisi economica mentre Mediaset è l’unica azienda italiana che vede crescere i suoi profitti. Ha perso la sua faccia tosta, quella con la quale insolentisce i giornalisti scomodi, quelli che hanno ancora il vizietto di fare le domande.

Da Rai per una notte arriva una bella sberla in faccia a Berlusconi: quando il Paese sente puzza di censura si ribella e non fa sconti».
«Puzza» è il verbo giusto, soprattutto per chi annuncia che la farà fuori dal vaso. E non dalla cuccia.

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