La Quercia grida al complotto e si prepara al peggio

Sulle intercettazioni la controinformazione ds si scatena contro i servizi segreti. Cicchitto (FI): una manovra diversiva

da Roma

Prima l’azione diversiva, poi l’attacco a Berlusconi. La strategia dei Ds è quella di spostare l’attenzione da Unipol attraverso una campagna inaugurata l’altro ieri dal Corriere della Sera con le frasi del senatore Massimo Brutti che al Copaco ha accusato Palazzo Chigi di usare i Servizi, e proseguita ieri con un articolo di Repubblica e soprattutto con il giornale del partito, l’Unità.
Fabrizio Cicchitto, vicecoordinatore di Forza Italia vede una ragione chiara in questa strategia d’assalto alla Presidenza del Consiglio: «Vogliono giocare d'anticipo rispetto ad altre possibili rivelazioni». Secondo Cicchitto il senatore diessino Brutti con le sue dichiarazioni sui servizi segreti avrebbe «svolto, con sprezzo del pericolo la sua funzione di kamikaze». La tempistica, in effetti, è sospetta. «La segreteria dei Ds, con un suo comunicato di ieri mattina, e il senatore Brutti, con il suo exploit al Copaco, non hanno voluto solo calunniare il presidente del Consiglio e minacciare coloro che lavorano al Sisde, al Sismi e al Cesis - spiega Cicchitto - ma anche fare quello che in linguaggio militare si chiama operazione diversiva. Essi hanno voluto allontanare l'attenzione di ciò che sul caso Unipol hanno scritto in questi giorni l’Espresso e il Foglio». Il ruolo di Unipol Merchant Bank è stato determinante nel salvataggio del partito dalla marea montante dei debiti della Beta immobiliare, società controllata dai Ds.
La linea dei Ds è testimoniata dal titolo d’apertura dell’Unità di ieri: «Spionaggio contro l’opposizione: in un cd 1942 intercettazioni avvelenate». Titolo che ha suscitato la durissima reazione di Berlusconi a Firenze. Il leit motiv della Spectre che controlla la Quercia è poi proseguito alla Fiera di Roma con Fassino e lo stesso D’Alema che si è spinto anche più in là offrendo uno spericolato parallelo storico tra il Berlusconi di oggi e il Craxi assediato ai tempi di Tangentopoli. Secondo Cicchitto «l'evocazione di Craxi da parte di D'Alema e la sua equiparazione con Berlusconi ha il senso evidente di una precisa minaccia: “Visto che ci hai sfidato ti faremo fare la stessa fine”. Dopo questo prologo e dopo quello che ha detto il senatore Brutti, Fassino ha anche la faccia tosta e l'ipocrisia di fare la predica sulla correttezza del confronto politico. Nella realtà D'Alema e Fassino hanno perso la testa perché si è aperto uno spiraglio di verità sul loro sistema di potere, cioè sulla finanza rossa. Ma a far luce su qualche aspetto di questa realtà non sono stati certo Berlusconi e i suoi inesistenti mezzi investigativi, ma gli alleati della Margherita e anche l'ingordigia di Consorte che oltre a scalare la Bnl aveva messo in piedi, d'intesa con Fiorani, una provvista di mezzi finanziari che oscillavano tra i 100 e i 300 milioni di euro e che producevano plusvalenze sulla cui utilizzazione ancora deve essere fatta pienamente luce».
Lo stato maggiore del Botteghino ha deciso di varare la strategia del «rispondere colpo su colpo» rispolverando un classico del loro repertorio: la teoria del complotto.
Il senatore Brutti, già nei giorni scorsi, aveva parlato di attività para-investigative, era il preludio di quello che sarebbe poi accaduto durante la riunione del Comitato di Controllo parlamentare sui Servizi segreti.

Una riunione dove Brutti aveva fatto mettere a verbale le accuse agli 007. Notizia che sarebbe dovuta restare riservata, ma guardacaso è finita sulla prima pagina del Corriere della Sera, aprendo la spy story ideata dalla controinformazione diessina.

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