Querelato un telefilm: sembra una fiction invece è Materazzi

Marco Materazzi è sempre stato un personaggio fuori dagli schemi. E proprio per questo, dentro agli schermi. Perché la tv ha ripreso gran parte della sua carriera calcistica dal Marsala all’Inter, ma anche perché l’unicità del personaggio, nel bene e nel male, lo ha reso popolare ben oltre i risultati sul campo.
Ad essere famosi può quindi capitare di uscire catodicamente dal salotto di Controcampo ed entrare nella fiction Rai L’ispettore Coliandro. Materazzi ci è riuscito, senza orgoglio. Non gli è piaciuta la frase «Si è fatto espellere anche stavolta e io ho perso» pronunciata da uno degli attori durante la puntata «Mai rubare a casa dei ladri», deluso perché vedeva svanire i sogni di gloria al fantacalcio. Matrix si è offeso e ha preteso un bel risarcimento: un euro per ogni spettatore che ha visto la puntata incriminata. Le tv accese erano 2.380.000. Fatti due conti, Matrix riceverebbe in un solo colpo circa sette mesi di stipendio. Potrebbero andare in beneficenza, il rischio è che l’amore dei tifosi faccia la stessa fine: «La cosa ironica è che io sono interista infatti nella serie ci sono continui riferimenti alla squadra» ha detto Marco Manetti, uno dei registi dell’Ispettore Coliandro.
Non ce ne voglia Manetti ma Matrix ha rischiato di peggio. 11 maggio 2008, Inter-Siena. San Siro è pieno di tensione, la Roma incalza e la partita è ferma sul 2-2. Gava fischia un rigore per la squadra di Mancini, toccherebbe a Cruz ma... «fermi tutti, tiro io». L’ennesimo colpo di testa di Materazzi che sbaglia il rigore, guadagnandosi insulti di ogni settore. Il più doloroso però Marco non lo sente, arriva dalla tribuna vip. «Ci ha fatto perdere la partita» dice Massimo Moratti alla moglie. Sarà che il Siena, maglie bianconere, è diventato un po’ il crocevia del Materazzi interista. Nel 2007 firma i due rigori dello scudetto ma nel 2004, senza neanche essere convocato, trova il tempo di tirare un pugno a Cirillo nel tunnel prima degli spogliatoi. Cirillo mostra in televisione (ancora lei...) il labbro tumefatto. Risultato: Facchetti con la faccia triste gli commina una multa, la Figc lo punisce con otto giornate di squalifica.
Neanche il Mondiale 2006 da protagonista lo ha cambiato di una virgola. Gli ha regalato un tatuaggio finto (la testata di Zidane), uno vero (in ricordo della vittoria) e la gloria (il gol in finale). Quest’anno ha vissuto un’estate difficile, l’acquisto di Lucio, le voci di un trasferimento alla Lazio. Poi quel furbacchione di Mou lo fa partire titolare al debutto contro il Bari. E che fa Matrix? Stende Alvarez e rischia grosso. L’arbitro Russo chiude un occhio e tira fuori solo il giallo. Chissà, forse ha ragione l’ispettore Coliandro: per il fantacalcio meglio puntare su altri difensori.
Certo, deve essere un incubo giocare quando ogni stadio ti vomita addosso un coro infame che offende la madre scomparsa. E infatti Matrix non ha solamente tifosi contro: l’Organizzazione Mondiale per la Pace due anni fa lo ha scelto come ambasciatore. L’uomo Materazzi è diverso dall’atleta, il problema è il profumo dell’erba. Troppa passione, troppo calcio, troppe tensioni e alla fine troppi falli. Senza essere cattivo, proprio come il grande amico Gattuso.
In tanti anni di serie A Materazzi ha segnato trentacinque gol rimediando anche sette espulsioni.

Fortuna e sfortuna, per i fanatici del fantacalcio. Ma è solo un gioco, così come una fiction è solo spettacolo. E può anche diventare l’occasione di rientrare negli schemi, ritirando la querela, per evitare di uscire dagli schermi.

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