Appalti, promozioni, concorsi, esami universitari. Era a tutto campo l’attività svolta da Mario Mautone, ingegnere, docente universitario nonché Provveditore alle opere pubbliche di Napoli nell’anno di grazia 2007. E tra i suoi interlocutori c’erano politici di ogni ordine e grado, funzionari statali, imprenditori. Ai quali l’ingegnere poteva il più delle volte offriva favori ma dai quali, ogni tanto, era anche costretto a inchinarsi. Un sottobosco di affari e malaffari ben descritto dall’informativa consegnata all’autorità giudiziaria dalla Dia, di cui qui di seguito riportiamo ampi stralci.
Primi sospetti. Gli inquirenti spiegano di aver chiesto ai magistrati l’autorizzazione a intercettare i telefoni di Mautone il 1° marzo 2007 visto che «il ruolo ambiguo assunto dal Provveditore alle opere pubbliche era già emerso in pregresse attività d’indagine condotte da questo centro operativo in un’inchiesta avviata dalla Procura in relazione a infiltrazioni della camorra organizzata nella Soa Nazionale Costruttori». Il via libera arriva un mese dopo, l’11 aprile, e gli investigatori spiegano che «sin da subito emerge in modo inequivocabile un quadro generale nel quale il Provveditore alle opere pubbliche risulta essere al centro di un sistema di potere molto forte e costituisce il "volano" di una serie di raccomandazioni in tutti i settori pubblici. In particolare, naturalmente, in quello delle opere pubbliche». E comunque nella premessa all’informativa, gli investigatori «all’ascolto» tengono anche a precisare che «allo stato attuale delle indagini non sono emersi elementi che documentino rapporti tra Mario Mautone e personaggi collegati in maniera diretta alla criminalità organizzata».
Un potere enorme. Insomma, malavitoso no, neanche alla lontana, ma faccendiere sì. E che faccendiere. «È emerso invero - spiega l’informativa - che Mautone, forte del suo ruolo istituzionale, in maniera sistematica, smista l’enorme potere di cui dispone per favorire in maniera trasversale “qualunque” componente politica e/o istituzionale ne faccia richiesta, accogliendo in particolare quelle istanza che gli vengono rivolte per favorire imprese e/o professionisti vicini al potere istituzionale richiedente. In tal modo il Provveditore finisce sovente per amministrare la “cosa pubblica” a proprio piacimento al fine di alimentare sempre di più la rete di clientele a cui è legato, danneggiando tutta quella parte della cosiddetta società civile. È questo sicuramente il caso degli imprenditori e dei consulenti che restano esclusi da qualsiasi incarico o gara d’appalto (in particolare a quelle concesse d’iniziativa) e di tutti quei soggetti privati (vedi i concorsi pubblici) che restano inconsapevolmente danneggiati da tali comportamenti, soltanto perché non sono ben rappresentati da personaggi istituzionali e/o politici».
Suggerimento sbagliato. È il 25 maggio 2007 quando Mautone parla con un certo Tiziano e si lamenta di avergli fornito tra i curriculum quello di un certo ingegner Carrassi, segnalato a sua volta dal consigliere regionale Idv del Molise Ottaviano Nicandro. Mautone dice di aver messo Carrassi come collaudatore alla caserma di Montenero «ma questo sta creando problemi e il lavori non vanno avanti». Tiziano si difende: «Tanto non è manco uno dei miei». E Mautone lo gela: «O farà le cose così o altrimenti se ne va a fare in culo e gli revochiamo l’incarico». Poi aggiunge che convocherà Carrassi il martedì successivo e sarà molto duro. Un episodio, commentano gli investigatori, «che lascia ben intendere come “vengano messi” i collaudatori di impianti, come essi rientrino in un quota a un partito politico e soprattutto il grado di libertà di cui essi dispongono nell’espletamento del mandato per il quale sono pagati».
Tirata d’orecchi. Ci sono due Nello Formisano in questa storia: il Nello senior, senatore dell’Idv, nato nel ’54, e il Nello junior, omonimo, nonché suo cugino, nato nel ’56. Ed è il Nello junior che il 14 giugno 2007 si confida con Mautone spiegandogli «che Nello (verosimilmente il senatore, congetturano gli investigatori) vuole dare un segnale a quello scemo di Manzi (consigliere regionale dell’Idv) che voleva andare via dal gruppo». I due decidono poi per fare un sopralluogo ai lavori di due chiese che interessano a Manzi e a Battipaglia dove i lavori «dovranno essere fatti in pompa magna». Prima di salutarsi Nello junior trova il tempo di ricordare a Mautone, che è anche docente universitario, che debbono parlare del suo esame di Analisi.
L’aiutino in Parlamento. La scenetta immortalata dalle intercettazioni è divertente. C’è Franco Manzi, consigliere regionale Idv in Campania, che preme per ottenere un finanziamento statale a favore di case per anziani. Così piomba a Roma da Mautone e lo convince a chiamare il «pezzo grosso», il senatore Formisano. Appena quello risponde a Mautone, Manzi gli strappa il telefono di mano e attacca: «Ti ricordi quel cugino di Luciano che ti portai l’anno scorso? Quei fondi Fas che c’erano... ti ricordi che ne parlammo? Lui aveva avuto i fondi... ». Così lo sollecita a presentare un emendamento in Finanziaria, bastano 15-20 milioni di euro. E suggerisce che «la cosa potrebbe avere un impatto mediatico positivo perché la Finanziaria è impostata sul sociale». A quel punto Mautone si reimpossessa del cellulare e spinge a sua volta su Formisano, che alla fine, stremato cede: presenterà l’emendamento anche «se trovare la copertura non sembra facile».
Scambio di cortesie. Mautone è preoccupato. In un’intervista tv il ministro Di Pietro ha annunciato la nomina dei Provveditori aggiunti e lui non sa cosa aspettarsi. Così il 13 aprile 2007 chiama Aniello Di Nardo, deputato Idv e segretario di Tonino al ministero. «Quelle nomine non sono competenza del ministro» sostiene Mautone. Di Nardo, anziché tranquillizzarlo, coglie l’occasione di sollecitare per «quel suo amico» che dopo una prima convocazione aspetta ancora di essere chiamato per lavori di impiantistica in una galleria a Vico Equense. Mautone forse è in difetto nei confronti dell’amico di Vico Equense ma non si scompone e subito rinfaccia all’onorevole il caso dell’impresa (Sassari o Zafferi, non si capisce dall’intercettazione) «che ha fatto chiamare dai suoi per un’altra "cosetta" (cioè dei lavori, ndr) e quindi sta lavorando».
Una mano lava l’altra. Le elezioni si avvicinano e Americo Porfidia, deputato Idv e sindaco di Recale (Caserta) vuole calare l’asso annunciando nel programma investimenti pubblici nella sua zona di competenza. Così comincia a tempestare di telefonate Mautone, pretende l’ufficializzazione dei finanziamenti. Finalmente il 26 aprile 2007 il Provveditore si impegna e assicura il deputato che gli invierà una comunicazione scritta. Passano appena tre mesi e le parti si invertono. Il 29 luglio è Mautone a cercare conforto in Porfidia. Ha saputo che Di Pietro vuole trasferirlo a Roma e non sa cosa fare. Chiedere aiuto al figlio del ministro? Porfidia lo sconsiglia, dice che non è una buona strategia perché sa che «Tonino non tiene in grande considerazione il figlio». Piuttosto, sarebbe meglio cercare di «rimanere a interim». Anche Formisano, che Porfidia ha interpellato, ritiene che «si possa spingere su Di Pietro facendogli presente le esigenze di continuità». A Mautone però non basta. Così si gioca l’ultima carta: «Deve essere una posizione di voi politici a sostenermi. Noi abbiamo tante cose avviate insieme... ma come si fa? Poi è vero che è interesse mio, ma l’interesse è di tutti».
Gli appoggi in Curia. Le «aderenze» di Mautone arrivano ovunque. E quando alla Regione Campania si prepara un protocollo d’intesa sul centro storico da 200 milioni di euro, vengono coinvolti tutti: la diocesi, il ministero dei Beni culturali e quello dell’università, il Comune di Napoli. Be’, non proprio tutti, perché come si premura di segnalare il 16 luglio 2007 monsignor Ugo Dovere in una telefonata a Mautone, il ministero delle Infrastrutture e il Provveditorato alle opere pubbliche sono rimasti tagliati fuori. E questo, ipotizza il religioso, a causa dell’asse Bassolino-Rutelli che vuole escludere Di Pietro perché non aderisce al nascente Partito democratico.
L’allievo e il maestro. Anche se la poltrona traballa, Mautone non si tira indietro con gli amici. E quando il 15 luglio 2007 a interpellarlo è Mauro Caiazza, un dirigente che aspira alla promozione a Provveditore generale, Mautone indica la rotta. Chiedere aiuto a Formisano? No, «Nello, pur essendo amico amico è un politico e non può fare questo discorso». Meglio andare sul sicuro puntare a una promozione in Regione. Caiazza ringrazia: «Tu sei un maestro... Io sono un alunno vicino a te». Due giorni dopo, in un’altra conversazione, Caiazza è più ottimista. Dice che si è giocato «la carta per Roma», che lui in Regione è in quota Ds e che i Ds ora daranno una «botta» per lui al capo di Gabinetto. Si lamenta di «quello stronzo di Marrazzo» che lo aveva considerato troppo giovane per una promozione e ricorda che quando lui era ancora geometra e conosceva il presidente del Senato, Nicola (probabilmente Mancino, ndr) gli portò un amico che poi fu promosso.
Commissione esigente. Salvatore Russo, architetto e già collaboratore di Mautone, si presenta a un concorso. Mautone, dicono gli investigatori, «si è impegnato con tutte le sue forze per favorirlo». E il 2 novembre i due si telefonano.
Mautone: «Va bene, com’è andato ’o concorso? Tutto a posto?».
Russo: «Bene, è andato bene, sì, sì... ».
M.: «Vabbuo’... poi ci andiamo da questi... perché questi di sicuro vorranno qualche altra cosa di soldi... per fare qualche altra cosa... ».
R.: «Sì, sì, sì... ma tu non ci sei stato a Roma? Sei andato? ... No perché ti ho mandato quello... ».
M.: «Lo so, il fax... e vabbuo’, ma tu mi hai fatto un programma... 300...100... 200... poi vediamo».
R..: (ride) «Io ti ho detto... cancella... metti i numeri... e fa tu... poi diciamo... ».
M. «No, vabbuo’, poi vediamo insieme quella che è effettivamente l’esigenza... fa’ tu... ».
R.: «Fai tu».
M.:Senti, ma dove stai?».
R.: «A casa, ormai è finita l’epoca dell’ufficio... ma... ma... hanno cominciato con queste correzioni?».
M.: «Eh, si dice di sì... che hanno cominciato... però... per il momento non sappiamo ancora niente... io glielo dico sempre a quello... ha detto non ti preoccupare...
R.: «Ah!.. e speriamo che... ».
M.: «E che cazzo... se manco questo sono stati capaci di fare... sono proprio una chiavica... che ti devo dire... no... ma non penso... penso che ci riescono».
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