Quirinale

Mattarella: "Fedele alla Costituzione". Scarne condoglianze di Palazzo Chigi

Papa Francesco «riconoscente» Draghi: «Gratitudine personale» Monti: «Statista europeo». D’Alema: «Simbolo dello Stato democratico»

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La morte di Giorgio Napolitano «mi addolora profondamente», dice il suo successore al soglio quirinalizio Sergio Mattarella. Esprimendo «i sentimenti più intensi di gratitudine della Repubblica» e «il cordoglio dell’intera Nazione». Il capo dello Stato, nel suo messaggio di saluto e omaggio all’ex inquilino del Colle, l’unico oltre a lui ad essere confermato per un secondo mandato, sceglie di sottolineare alcuni aspetti di una vita politica «in cui si specchia larga parte della seconda metà del Novecento»: dalla «fedeltà alla Costituzione e acuta intelligenza» con cui ha interpretato «il ruolo di garante dei valori della nostra comunità» alla «inesauribile azione per combattere la spirale delle morti sul lavoro». «Commosso e riconoscente» è il ricordo di Papa Francesco, che sottolinea «le grandi doti di intelletto e di sincera passione, animati dalla ricerca del bene comune».
Mentre a serale bandiere vengono calate a mezz’asta su tutti i palazzi istituzionali, dalla maggioranza di centrodestra arrivano i primi commenti. Improntati ad una rispettosa freddezza: «Cordoglio a nome del governo», dice un secco comunicato di Palazzo Chigi. Alla famiglia un pensiero e le più sentite condoglianze».

Un distacco evidentemente voluto, quello della premier Giorgia Meloni, che sceglie di non intervenire in prima persona. Seguita a ruota da Matteo Salvini: «È stato un protagonista della vita politica del Paese. Una preghiera e un pensiero per i suoi cari». Assai più personale e diretto il ricordo del ministro degli Esteri Antonio Tajani: «Abbiamo lavorato per anni insieme al Parlamento europeo. Non condividevo le sue idee», ma è stato «un importante protagonista». Nel centrodestra si distingue il centrista Maurizio Lupi, che non solo ricorda «il primo esponente Pci a volare negli Usa», ma celebra quel governo di larghe intese, «con Pd e Fi», che Napolitano promosse nel 2013: «Una pausa nel bipolarismo cattivo che alimentava lo scontro politico» e la «partecipazione di forze diverse e antagoniste alla costruzione insieme del bene comune». Calorosamente rispettosi e super-partes anche i commenti dei presidenti di Camera e Senato: per Ignazio La Russa «l’Italia perde uno straordinario testimone della storia repubblicana»; mentre per Lorenzo Fontana «scompare un autentico servitore dello Stato».

L’ex premier Mario Draghi sceglie, significativamente, di sottolineare come Napolitano abbia «accompagnato l’Italia con la sua visione europeista» e «tenuto ferma la sua collocazione atlantica, rafforzandone il ruolo nel mondo». Mentre l’ex capo del governo dell’Ulivo, Romano Prodi, oltre a ricordarne la «salda ispirazione europeista» e la «apertura al riformismo» (a differenza di altri epigoni del Pci, sembra essere il sottinteso) utilizza un’angolatura assai soggettiva, celebrando Napolitano come «preziosissimo collaboratore come ministro degli Interni durante il mio primo governo». Per Massimo D’Alema fu un «simbolo dello Stato democratico», per Mario Monti «il suo modo di fare politica era l’esatto contrario di quello che oggi genera sfiducia nei cittadini». Un altro ex premier, Matteo Renzi, racconta i suoi «mille ricordi», dalla «emozione del giuramento al Quirinale» alla «discussione sui ministri», fino alla «perfetta collaborazione istituzionale negli anni di Palazzo Chigi», inclusa anche «qualche reprimenda prima e dopo».

E tiene a sottolineare anche «il dolore per quell’assurdo interrogatorio» cui Napolitano fu sottoposto dai magistrati della clamorosamente fallita inchiesta Stato-Mafia.

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