La rabbia di Marta: «Non farò mai una lista civica»

«La dovete smettere. Sono vent’anni che dico che non farò mai, né ho mai fatto una lista civica. Ci ha anche provato un suo collega che aveva trovato già il nome, lista “Ipazia”. Ma non sanno nemmeno chi sia, e noi ci abbiamo fatto un festival dell’eccellenza femminile». Giovedì mattina, inaugurazione della funicolare di Sant’Anna. Marta Vincenzi è alla sua prima uscita ufficiale dopo la sberla delle primarie di domenica scorsa. Arriva con passo deciso, avvolta in un cappotto nero, davanti a un plotone di telecamere e microfoni che non aspettano altro che lei.
Ci prova, eccome, con un sorriso da copertina a far credere di essere già risorta dopo quello che è accaduto a lei e al suo partito. Ma basta una domanda a farla ripiombare all’inferno: sgrana gli occhi e serra le labbra. «Ma cosa c’entrano le primarie con la felicità di aver riaperto la funicolare?». Se soltanto potesse dire liberamente quello che pensa...Intanto dice di essere contenta per l’assemblea di mercoledì sera, che il Pd sta andando nella direzione giusta. «Sono molto soddisfatta di aver visto tanti giovani con la voglia di avere un partito di riferimento. Un partito come si deve avere, affinché il sacrifico di aver fatto il Pd non vada sprecato. Se queste brutte primarie sono servite a qualcosa, allora sono contenta. Se sono servite a cambiare profondamente il nostro partito».
Già, epperò dribblati i cronisti e raggiunta una posizione più sicura sui sedili della funicolare davanti al suo portavoce, di tutta quella contentezza rimane ben poca traccia. Se la prende con chi ha fatto i sondaggi e li ha pubblicati, con quelli che hanno fatto previsioni che si sono rivelate sbagliate, al cento per cento. Se la prende con i giornali amici e con chi le ha fatto una campagna contraria. E poi con i suoi più stretti colleghi di partito.
«Burlando e Repetto? Non mi hanno fatto neanche una telefonata - sbotta - da domenica sera non li ho più sentiti. Bersani sì, invece».
Il viaggio dura qualche minuto, ma a lei deve sembrare un’eternità e quando si aprono le porte della funicolare è come prendere una boccata d’ossigeno dopo un’apnea troppo lunga. Fuori ci sono i commercianti della zona che hanno organizzato un rinfresco per l’occasione, per la riapertura del collegamento.
«Voglio fare un brindisi con tutti voi, non da sola» dice Marta sollevando in alto il bicchiere. Ma intorno la seguono in pochi. E in fondo cosa c’è da festeggiare? Sì, certo, la riattivazione della funicolare, sì certo, un servizio che è stato restituito alla cittadinanza e di cui la sua giunta può farsi vanto. «Per i prossimi vent’anni siamo a posto». D’accordo, adesso però meglio tornare indietro.
Il sindaco sale sulla funicolare. Ora insieme alla stampa, ci sono anche i genovesi, gente normale. Lei si guarda intorno in attesa di essere riconosciuta.

«Siete contenti?», domanda con un sorriso smagliante. Ma nessuno le risponde, tirano dritto e s’infilano nei tornelli. Solo un ragazzo con lo zaino in spalla, a metà viaggio, si accorge. «Ah, ma quella è Marta Vincenzi». «Sì, sono io. E perché, pensavi fossi un alieno?».

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