Caro Lussana, gli amanti del calcio vero, cioè quello basato sui valori autentici dello sport, dovrebbero leggere e divulgare magari allo stadio di Marassi (lepoca delle strenne natalizie, del resto, si avvicina) lagile, illustrata biografia titolata «Paolo Mantovani» scritta da Pietro Sessarego - editore Tormena - collana Capitani coraggiosi. Ne trascrivo tre brevi brani testualmente alle pagine 129-130-132.
«... Il direttore della Gazzetta dello Sport era uscito in prima pagina pezzo a firma personale con un titolo che ovunque, ma segnatamente a Genova, era esploso come una bomba: Vialli, Mancini, Mannini, Vierchwood e Pellegrini alla Juve. Mantovani lascia la Sampdoria... I telefoni dei giornali genovesi erano entrati in fibrillazione. Il direttore del Secolo XIX era preoccupatissimo. Quelli dello staff e dintorni erano raggianti i molti genoani e affranti i pochi Sampdoriani... Poi con Vialli, Mancini, Mannini Pellegrini e compagni la Sampdoria vinse lo scudetto».
Lillusorio tripudio genoano basava sullillusoria prospettiva di risucchiare a sé la Sampdoria ad un comune anonimato genovese. Cupi immaginari orizzonti si rappresentavano con devastante «effetto domino». Quel tripudio di «genoani raggianti» risale a tre lustri or sono. Oggi al supporter blucerchiato, quello degli esordi biblici di Berna, Wembley e Goteborg - per citare solo le finalissime europee cioè le punte di tre iceberg - basta lorgoglio motivatissimo attuale e sopraffino che le sue invidiatissime storiche dirigenze (es. Ravano, Lolli Ghetti, Mantovani e oggi Garrone) i suoi celebri allenatori (es. Bernardini, Boskov, Eriksson e oggi Novellino) e i suoi impareggiabili assi (es. Pagliuca, Mancini, Vialli, Vierchwood e oggi Antonioli, Flachi, Diana, Volpi ecc.) abbiamo situato saldamente Genova al quarto posto tra le realtà metropolitane calcistiche dietro soltanto alle tre inarrivabili città di Milano, Torino (Fiat; durerà?) e Roma. Basta pensare al contributo offerto dalla Sampdoria agli Azzurri per numero di campioni e loro presenze medie in nazionale.
Ciò vale anche per la Sampdoria doggi in cui lorganico dei giocatori prevede soltanto uno straniero nemmeno titolare fisso: lottimo simpatico Vitali Kutuzov migliore esponente della nazionale bielorussa.
Ritornando per completezza allepisodio evocato da Sessarego,va osservato come il clamoroso infortunio occorso alla «Rosea» sia scaturito dal grandioso sogno di Gianni Agnelli con codazzo di plauditores. Pareva impossibile che a un imperioso strapotere Fiat potesse resistere una società calcistica genovese - sia pure la Sampdoria, sia pure guidata da una immensa personalità. Per i doriani fu un incubo durato poche ore. Bastarono un sorriso e due parole confidenziali di Paolo Mantovani al suo confidente e futuro biografo Pietro Sessarego che li divulgò a fugare langoscioso stato danimo dei supporters blucerchati nonostante che la Gazzetta si prodigasse per giorni e giorni a fornire particolari contrattuali immaginari circa il miliardario trionfo bianconero epocale coltivando le illusioni bianconera e rossoblu, come sopra, nel divertito silenzio dei doriani e anche del Secolo XIX che si fidò del suo caporedattore sportivo. Del resto era nota lavversione del Presidente ad ogni sorta di smentita per notizie false e malevoli; aveva sempre preferito parlare con i fatti e non rilasciando interviste per le quali come è noto più sono di basso profilo e più sono prodighi i presidenti delle squadre di calcio a qualunque serie appartengono.
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