Rachida, per l’islam e per Sarkò

«Io sono una donna francese di origine francese», è solita rispondere Rashida Dati quando un interlocutore indiscreto (magari sedotto dai tratti mediterranei del suo fisico) osa chiederle da dove venga. Rashida Dati è nata 41 anni fa nella banlieue di Chalon-sur-Saône, la città francese gemellata con Novara. Lì si era trasferito alcuni anni prima un operaio venuto al mondo in Algeria e sposato con una donna marocchina, che gli ha regalato ben 12 figli. Tra essi c’era appunto la nostra «francese di origine francese».
Il merito di quell’operaio del gruppo vetrario Saint Gobain era indiscutibile: fare di tutto per permettere di studiare ai suoi figli che avevano voglia di andare all’università. Rashida ha fatto molto più che l’università. È entrata nella «grande école» che sforna i rampolli della giustizia, ossia la celebre École Nationale de la Magistrature. Ne è uscita nel 1999 con la toga indosso e con amicizie a 360 gradi: il celebre giurista di sinistra Guy Braibant la considera come una delle sue migliori allieve di tutti i tempi.
Nel 2002 Rashida Dati entra in contatto col ministro dell’Interno Nicolas Sarkozy, a cui manifesta la propria disponibilità a collaborare intensamente. Riceve l’incarico di studiare alcuni tra i più delicati dossier, legati all’immigrazione e alla situazione nelle periferie urbane. Partecipa alla redazione dei disegni di legge e consiglia Sarkozy sull’atteggiamento da assumere al momento della crisi nelle banlieue dell’autunno 2005. Difende con veemenza la sua posizione, sottolinea che «qui non sono gli arabi a occuparsi degli arabi», aggiunge di non essere «l’araba di servizio».
Al momento della campagna presidenziale, Sarkozy vuole che Rashida Dati sia uno dei due suoi portavoce. Eccola mostrare il proprio sorriso di fronte alle telecamere e - quando lo ritiene necessario - tirar fuori le unghie per difendersi e affermare le proprie tesi di fronte a interlocutori dall’aria aggressiva. In più di un caso Rashida Dati ha dovuto alzare la voce, affermando chiaramente la sua posizione a proposito della cosiddetta «rivolta delle banlieue». Secondo lei, alcune bande di autentici teppisti hanno moltiplicato l’insicurezza nelle periferie urbane, prendendosela soprattutto con le giovani donne, da lei considerate come doppiamente vittime di questa situazione di tensione: in quanto oggetto di minacce da parte dei giovani di sesso maschile e, al tempo stesso, costrette a fare i conti con l’atmosfera di tensione che si respira in alcune parti della Francia.
Adesso la magistrata riconvertitasi nella politica impersona l’apertura di Sarkozy sia alle donne sia al mondo dell’immigrazione in Francia e in Europa. Alla place Vendôme - dove, accanto all’hotel Ritz della famiglia Al Fayed, c’è la sede del ministero della Giustizia - Rashida Dati gestirà dossier delicatissimi come quello delle misure straordinarie da varare contro i recidivi o quello della revisione dello statuto penale dei minori.

Ma il dossier più «sensibile» sarà forse quello di tenere a bada certi suoi colleghi giudici, che sognano di crocifiggere un ex presidente della Repubblica, di nome Jacques Chirac, adesso che non gode più dell’immunità legata alle sue funzioni di capo dello Stato.
Alberto Toscano

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