da Bagdad
È di almeno 154 morti e 247 feriti il bilancio delle vittime degli attentati compiuti ieri pomeriggio a Sadr City, il quartiere sciita di Bagdad. Il ministero dell'Interno ha imposto il coprifuoco in tutta la capitale, a partire dalle 20 locali (18 in Italia) fino a nuovo ordine. Il leader sciita Abdul-Aziz al-Hakim ha convocato poche ore dopo la nuova strage una riunione di emergenza cui hanno partecipato il presidente Jalal Talabani, un curdo, il vicepresidente sunnita Tariq al-Hashimi e l'ambasciatore Usa Zalmay Khalilzad.
Gli attentatore hanno agito a partire dalle 15.10: sei autobombe, tra cui alcune guidate da kamikaze, sono esplose in rapida successione nei mercati Jamila, al-Hay e di piazza al-Shahidein. A distanza di pochissimi minuti, due colpi di mortaio hanno colpito la piazza al-Shahidein e piazza Mudhaffar. Un bagno di sangue tra la comunità sciita.
Il bilancio sarebbe stato più pesante se , come ha detto un portavoce del ministero degli Interni, la polizia non avesse ha intercettato e bloccato un'altra autobomba, altre tre sarebbero ancora in circolazione e il ministero ha dissuso in Tv le loro targhe.
Immediata la risposta degli sciiti: 10 colpi di mortaio sono stati lanciati contro la moschea sunnita di Abu Hanifa, nel quartiere di Azamiya, causando la morte di una persona e il ferimento di altre 14. Abu Hanifa è il luogo di culto più venerato dai sunniti nella capitale. Altri otto proiettili di mortaio sono stati sparati, sempre a Bagdad, contro la sede del Consiglio degli Ulema, la principale organizzazione sunnita in Irak.
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