Le raffinerie in crisi: a rischio 5 stabilimenti e 7.500 posti di lavoro

Allarme dell’Unione petrolifera: con la riduzione dei consumi e delle esportazioni è entrato in crisi il sistema delle raffinerie. A rischio 5 impianti: a perdere il posto possono essere in 7500

Le raffinerie in crisi: 
a rischio 5 stabilimenti 
e 7.500 posti di lavoro

Roma - Allarme dell’Unione petrolifera sul sistema delle raffinerie italiano che con la riduzione dei consumi e delle esportazioni è entrato in crisi. A rischio chiusura sono quattro-cinque impianti. A perdere il posto di lavoro potrebbero essere quindi fino a 7.500 lavoratori. Questa la previsione fatta dal presidente dell’Unione petrolifera Pasquale De Vita nel corso della conferenza stampa sul consuntivo dei consumi del 2009.

Posti lavoro a rischio "Il sistema è entrato in crisi - ha detto De Vita e significa che quattro-cinque raffinerie sono di troppo. C’è un problema di ridurre la consistenza del sistema industriale e in Italia alcune raffinerie come quella di Falconara sono già ferme per una riduzione della produzione". Per ogni raffineria i lavoratori sono 4-500 più l’indotto che è due volte tanto. Dunque, secondo l’Up i posti a rischio potrebbero essere fino a 7.500. "E' una previsione - ha aggiunto De Vita - che sta con i piedi per terra. È il vero problema. La raffineria è un settore fondamentale per il paese ed è in crisi. Bisogna che insieme affrontiamo questo tema".

Le perdite delle raffinerie Il presidente De Vita ha spiegato che con il 2009 la raffinazione ha perso in cinque anni 15 milioni di tonnellate. "Se inoltre - ha aggiunto - sarà applicato il sistema europeo '20-20-20' si perderanno altri dieci milioni di tonnellate e quindi si passerà da 90 a 60. Questo è il vero problema che abbiamo davanti e dobbiamo risolvere. Sono cambiati alcuni equilibri: le raffinerie dell’estremo Oriente, ad esempio, hanno costi molto bassi perché non hanno nessun vincolo ambientale e dunque siamo di fronte a una competizione sbilanciata". Per De Vita bisognerà fare un piano, un progetto e "vedere cosa mantenere e cosa no".

Il calo delle esportazioni A pesare è sia il calo delle esportazioni sia soprattutto il calo dei consumi della benzina che ha perso in cinque anni il 27%. L’Unione Petrolifera chiede pertanto al governo innanzitutto regole certe che non penalizzino gli investimenti che saranno necessari anche per quelle raffinerie che rimarranno sul mercato e dovranno riconvertirsi producendo meno benzina e più gasolio. "Bisogna cercare dei paracadute che non ci penalizzino più di altri. Ad esempio da noi ci sono difficoltà nelle autorizzazioni. Chiediamo regole più semplici possibile".

"Vogliamo - ha concluso De Vita - che l’industria abbia l’attenzione giusta e non sempre negativa come è stato finora perché i conti non tornano, il settore si ridimensionerà per forza e bisogna realisticamente prenderne atto". 

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