Un ragazzo su cinque prega ogni giorno

Si cerca il colloquio personale con Dio, ma la partecipazione alla vita comunitaria è molto scarsa: si risolve in una sporadica frequenza alle funzioni religiose

Un ragazzo su cinque prega ogni giorno

Francesca Amé

Potremmo chiamarla religione self-service. Quella per cui si prega (anche quotidianamente) e si accettano determinati precetti (arricciando il naso su altri), all'insegna della libertà. Il fai da te della religione è argomento che preoccupa assai il Vaticano: papa Benedetto XVI ne ha parlato anche nel corso della messa conclusiva delle Giornate mondiali della gioventù a Colonia. Oggi una ricerca promossa dal Centro di orientamento pastorale (Cop) e realizzata dall'Istituto Iard affonda il coltello nella piaga: si evince che da un campione di tremila giovani tra i 15 e i 34 anni, 7 persone su 10 si professano cattoliche. Di più: un giovane su 5 prega tutti i giorni, e se consideriamo il gentil sesso o la nuova generazione del Meridione, le percentuali tendono a salire. C'è spiritualità nell'aria, ma c'è anche tanto personalismo. Se infatti è vero che a trasmettere i principi religiosi ci pensa la famiglia (è la madre, per il 37% degli intervistati, la figura di riferimento), negli ultimi dodici anni la frequenza alla messa domenicale è in netto declino. Un ragazzo degli anni Novanta su quattro andava a messa, mentre gli ultimi dati attestano che solo il 17% dei giovani under 24 lo fa. «La Chiesa deve interrogarsi sul modo di rispondere alla fiducia e alle attese dei giovani», ha commentato monsignor Domenico Sigalini, presidente del Cop. Aggiungendo che non si può permettere che la domanda di spiritualità dimostrata dagli intervistati «scivoli verso la deriva della magia, del satanismo, dell'insignificanza». Non all'insignificanza, ma al romanticismo che affonda le radici nell' «altrove» attingono a man bassa gli scrittori: tra gli ultimi che promettono ottime vendite, i francesi Guillaume Musso e Marc Levy. Il primo, nel suo La donna che non poteva essere qui (Sonzogno) descrive un angelo sotto le vesti di poliziotta dal cuore d'oro mentre il secondo con Se potessi rivederti (Corbaccio) è una storia d'amore stile Ghost il quale peraltro, in un recente sondaggio nella razionale Germania, è stato giudicato il film più romantico di sempre.
I dati della ricerca Iard non stupiscono gli addetti ai lavori: Marco Caselli, che è ricercatore in sociologia presso la Facoltà di Scienze Politiche all'Università Cattolica di Milano, commenta: «L'atteggiamento dei giovani è simile a quello della maggioranza della popolazione: ancora oggi l'85 per cento degli italiani si dichiara cattolico, segno che la religione è considerata ancora un elemento fondante dell'identità nazionale. Tuttavia prevale un approccio individualistico: piace molto la fede su misura». Sì, dunque, al rispetto per la figura del Papa («Massima fiducia dei giovani per Giovanni Paolo II, è ancora troppo presto per azzardare giudizi su papa Ratzinger», spiega) e al suo messaggio religioso ma con un certo margine di autonomia. Per orientarsi in questa galassia, lo Iard ha individuato ben undici tipologie sui diversi modi di vivere la fede: ci sono gli agnostici, i non credenti, i generici, gli occasionali e poi anche gli intimisti, i moderati, i ferventi e altro ancora. Basterebbe questa classificazione a sottolineare la complessità della pratica religiosa nelle nuove generazioni, un misto di fascinazione e indipendenza. Ed è per questo che non ti stupisci quando incontri le «Sentinelle del mattino», un gruppo di ragazzi di Verona che si è messo in testa di richiamare i coetanei ai principi del battesimo. Come? Andandoli a incontrare nei luoghi di ritrovo abituali: nei locali, nelle spiagge, in piazza.

Evangelizzazione di strada la chiamano. Le «Sentinell» da Verona hanno svolto missioni a Riccione, Brescia, Loreto e Massa Carrara, ispirati dal monito di Wojtyla: «Giovani, siate i primi apostoli degli altri giovani!».

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