Roma - Si dimette? Resta lì? Lo cacciano? Che succede? Palazzo San Macuto è un ring sul quale il centrosinistra si avventa a sbranare quel che resta del cadavere del Pd. Riccardo Villari, l'uomo di centrosinistra eletto con i voti del centrodestra, viene sfiduciato dal Pd che, in accordo con la maggioranza, punta su Sergio Zavoli. Ma il nuovo presidente della commissione non ci pensa neanche lontanamente lasciare la carica. Così, in tarda serata, arriva la stangata dal gruppo del Pd al Senato: "Il senatore del Pd, Riccardo Villari, è stato escluso". Immediata la risposta: "Io non cambio idea. Non sarà una decisione unilaterale e dal sapore assai poco democratico, come quella dell’espulsione, a farmi cambiare modo di pensare".
L'espulsione Anna Finocchiaro ha annunciato, al termine di una lunga riunione, le decisioni prese dall’organismo direttivo di Palazzo Madama. "Villari è stato escluso e potrà proporre appello al gruppo. Il Pd ne esce con una straordinaria linearità, abbiamo mantenuto una linea di lealtà con gli alleati fino all’ultimo e così la confermiamo". Sui motivi che hanno spinto Villari al suo arroccamento in Vigilanza, la Finocchiaro ha detto: "Pensa che si possa essere affascinati dalla notorietà e dall’essere considerati degli eroi delle istituzioni". Alla domanda se al presidente della commissione siano stati offerti soldi, la Finocchiaro ha risposto: "Non ci avevo mai pensato".
La bomba di Villari Sistemate le prime formalità Villari mette in scena l'ennesimo atto dello psicodramma del Pd in commissione. E annuncia che, per ora, non si dimette. "Convoco immediatamente l’ufficio di presidenza - annuncia - per le comunicazioni che intendo svolgere. Invito i capigruppo a designare i propri rappresentanti". Quindi, a porte chiuse, conferma che non se ne andrà. Perché si sente rappresentante delle opposizioni. "Ho deciso di mantenere il ruolo di presidente della commissione di Vigilanza che mi è stato affidato col voto di parlamentari che hanno svolto legittimamente la loro funzione". Poi ha chiesto "rispettosamente a tutti i colleghi della commissione di compiere un atto di coraggio e di permettere a questo organo di garanzia di svolgere il suo delicato e impegnativo lavoro". Villari chiede anche "alla politica dei partiti di fare un passo indietro" e precisa che, pur avendo "la massima stima e considerazione per il senatore Zavoli" si sente a sua volta "un esponente e un uomo del partito democratico e per questo so che il valore delle istituzioni precede il peso delle segreterie".
L'Idv sbotta "L’Italia dei Valori aveva ragione. La commissione di Vigilanza è purtroppo delegittimata non solo per il veto posto da Berlusconi nei confronti dell’Idv, ma anche per il comportamento inqualificabile del senatore Villari". Lo afferma il presidente dei senatori dell’Idv Felice Belisario, per il quale Villari "insiste nella commedia degli equivoci con lo scopo di creare un fronte politico trasversale per mettere sotto controllo la rete televisiva pubblica e tutto il sistema informativo". Belisario peraltro fa notare che "la posizione dei presidenti delle Camere in tutto questo pasticcio si limita a contestare la legittimità delle dimissioni dei componenti dell’Italia dei Valori Leoluca Orlando e Pancho Pardi, invece di assumere iniziative serie per bloccare questa sceneggiata napoletana".
Veltroni se ne lava le mani "Noi abbiamo raggiunto un’intesa con palazzo Chigi su un nome di assoluto livello. A questo punto il problema non è più mio, ma tutto in casa della destra. Spetta a chi ha questa responsabilità di applicare questa intesa". Il leader del Pd, walter Veltroni, ricorda che dopo essere stato eletto con i voti della maggioranza Villari aveva assicurato che non avrebbe fatto nulla in contrasto con il suo partito, poi che si sarebbe dimesso, poi che voleva comunicare con i presidenti delle Camere. Insomma questa situazione "ha preso un carattere farsesco", rimarca Veltroni. Il leader del Pd non vuole però soffermarsi troppo sulla cronaca politica "non particolarmente entusiasmante di questi giorni e di queste ore". Quanto alle sanzioni per Villari, Veltroni non anticipa nulla: "In questo momento è riunito il direttivo, prenderanno una decisione". Secca e immediata la replica dell'ulivista Arturo Parisi: "Il problema Villari è nostro, altro che di Palazzo Chigi". E attacca: "Questa è una resa nella quale rifiuto di riconoscermi".Il monito di Fini e Schifani "Faccio appello al senatore Villari perché sacrifichi le ragioni giuridiche che certamente ha, in quanto regolarmente eletto Presidente della Commissione di Vigilanza Rai, sull’altare della responsabilità politica. La volontà di maggioranza e opposizione di convergere sul nome del senatore Zavoli deve indurre il senatore Villari a rassegnare le dimissioni per garantire piena funzionalità alla Commissione, dimostrando così di avere un rispetto per le istituzioni assai più apprezzabile di qualsivoglia valutazione meramente formale". A lanciare il duro monito è il presidente della Camera Gianfranco Fin, cui fa seguito quello del numero uno di Palazzo Madama, Renato Schifani. "Il compito del neo presidente della commissione di vigilanza Rai Villari si è positivamente concluso con l’eliminazione della situazione di stallo - interviene Schifani - ora deve dare seguito alla sua promessa di dimettersi in seguito al raggiungimento di un accordo tra maggioranza e opposizione su un nuovo nome".
L'espulsione dal gruppo "A qesto momento il senatore Villari non è più un senatore dell’opposizione", ha detto la presidente dei senatori Pd, Anna Finocchiaro, che ha annunciato l’esclusione di Villari dal gruppo. "L’esclusione - ha spiegato - corrisponde all’espulsione". La decisione è stata presa dal direttivo del Senato all’unanimità, nel corso di una riunione durata circa due ore e mezzo. Immediata la replica di Villari: "Il gruppo parlamentare del Partito democratico è la mia casa politica. Ho contribuito io stesso a costruirla, sono stato tra i fondatori". Quella del senatore espulso è una critica amara alla democrazia nel Partito democratico: "Ci chiamiamo democratici perché consideriamo il confronto il metodo principe per risolvere i problemi dei cittadini". C'è un "purtroppo". secondo Villari, infatti, "la vicenda della Vigilanza è stata marcata non dal confronto ma dagli ordini impartiti in modo militare. Al dibattito sono stati preferiti insulti e minacce".Poi, avverte gli ex colleghi a Palazzo Madama: "Non sarà una decisione unilaterale e dal sapore assai poco democratico, come quella dell’espulsione, a farmi cambiare modo di pensare o peggio a non farmi più ritenere un democratico. Rimango democratico senza bisogno del timbro di chi oggi si trova a guidare il partito". Infine, l'affondo: "Mi chiedo quale partito hanno in mente coloro che predicano il dialogo tra opposizione e maggioranza e poi non sono in grado neanche di confrontarsi con i propri parlamentari".
Pressing del premier Dopo il duro monito dei due presidenti delle Camere anche il primo inquilino di Palazzo Chigi invita Villari a lasciare il posto a Zavoli.
"Maggioranza e opposizione hanno condiviso e concordato la designazione del senatore Zavoli a presidente della commissione di Vigilanza", interviene Berlusconi dicendo a Villari di potersi "dire soddisfatto di avere in fondo contribuito a determinare queste condizioni e può quindi serenamente rassegnare le dimissioni convinto così di rendere un servizio alle istituzioni".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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