Raid a Nettuno: caccia ai complici

Raid a Nettuno: caccia ai complici

Delitto di Nettuno: proseguono le indagini. È caccia aperta al resto della banda che l’altra notte ha ucciso Giuliu Varuti, manovale albanese di 35 anni, e ferito gravemente un suo connazionale di 30 anni, colpevoli di avere molestato la ragazza ventenne di un giovane calabrese. Fermati e arrestati i fratelli Alessandro e Lorenzo E., di 20 e 22 anni, con le accuse di omicidio di primo grado e tentato omicidio in concorso. All’appello manca un loro amico e il padre dei ragazzi. Quest’ultimo, secondo la ricostruzione dei carabinieri, avrebbe accompagnato e guidato i tre nella spedizione punitiva contro gli extracomunitari. A fare scattare la furia omicida un piccolo diverbio avvenuto in una stradina del quartiere Sandalo, alla periferia nord della cittadina portuale. Una discussione da poco, scoppiata per un apprezzamento non gradito rivolto alla ventenne, appena scesa dall’auto del fidanzatino che l’aveva accompagnata a casa dopo una sera in un locale. Un episodio apparentemente senza importanza accaduto giorni addietro.
Nelle prime ore di mercoledì l’epilogo, quando Michela, chiamiamola così, viene fermata davanti la propria abitazione dalla vittima. «Da lei voleva sapere dove abitiamo» racconteranno durante l’interrogatorio-confessione i due fratelli. Spaventata, Michela telefona ad Alessandro. In pochi minuti viene organizzato il linciaggio: due lunghi coltelli da cucina, una mannaia e una stecca da biliardo. Quando il gruppetto raggiunge gli albanesi, Giuliu a bordo di una Volkswagen Golf, l’amico su una Y10 assieme a un altro connazionale, scoppia una rissa violenta che si trasforma in un tragico pestaggio. Il primo ha la peggio: raggiunto da una serie di coltellate muore sul posto. L’altro respira ancora quando arrivano polizia e carabinieri: trasportato all’ospedale di Anzio viene ricoverato nel Reparto di rianimazione. La prognosi è riservata. Il terzo straniero riesce a fuggire e se la caverà con lievi ferite. All’alba di mercoledì i carabinieri bussano alla porta degli assassini.
Intanto, resta in carcere A.P. il 27enne arrestato con l’accusa di avere violentato un’insegnate canadese di 37 anni, adescata in un locale di Testaccio. Il gip Maria Callari, pur non avendo convalidato l’arresto perchè non effettuato in stato di flagranza, ha deciso che il giovane, assistito dagli avvocati Lucia Leone e Andrea Manasse, resti in cella per tre mesi, in attesa che sia fatta chiarezza sulla vicenda che à ancora oggetto di indagine. Per gli stessi fatti di cui deve rispondere A.P., il reato di violenza sessuale, è contestato anche un altro giovane, già identificato e attualmente ricercato; mentre una terza persona risulta denunciata in stato di libertà con l’accusa di favoreggiamento. La donna aveva conosciuto i tre giovani in un locale del quartiere.

Dopo averla fatta salire su un’auto, approfittando del suo stato di ebbrezza, e dopo averla costretta ad assumere cocaina, secondo le accuse i tre abusarono della canadese, abbandonandola poi in strada nella zona del Torrino. Fu la donna, insegnante di lingua inglese e interprete, a denunciare il fatto alla polizia.

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