Rapina alla libreria della Statale, il giudice: "Fu un'azione politica"

Le motivazioni della sentenza con cui venne condannato un gruppo di anarchici, tra cui Valerio Ferrandi, figlio dell'ex esponente di Prima Linea Mario: «Confronto legittimo, ma il metodo è censurabile»

«Una contrapposizione politico-ideologica, radicalmente censurabile nel metodo violento e provocatorio, ma di per sé più che legittima in un normale confronto dialettico veramente democratico alieno da grigi unanimismi e omologazioni di massa». Così il gup Luigi Varanelli definisce il violento scontro avvenuto il 2 ottobre 2009 alla libreria Cusl della Statale tra un gruppo di esponenti dell'area anarchica e alcuni studenti di area ciellini perché i primi non volevano pagare ai secondi le 700 fotocopie di un volantino appena fatte stampare. Varanelli lo scrive nelle motivazioni della sentenza con cui, lo scorso 22 aprile, aveva condannato a 2 anni e 7 mesi di reclusione e a 400 euro di multa Valerio Ferrandi, figlio dell'ex esponente di Prima Linea Mario, e a pene poco più basse quattro suoi amici, tutti accusati di rapina e lesioni. In base a quanto ricostruito dal pubblico ministero Elio Ramondini, a capo del gruppo di anarchici c'era Ferrandi, che avrebbe detto agli studenti della libreria indicando i complici in modo minaccioso: «Questi sono i miei ragazzi. Guardate le loro facce». E subito avrebbero colpito alcuni studenti. Lui e i complici erano stati arrestati il 13 novembre successivo e poi scarcerati a marzo proprio da Varanelli durante il procedimento con rito abbreviato. Ad aprile le condanne: Varanelli aveva inflitto 2 anni, 3 mesi e 10 giorni di reclusione a Paolo Polari e a Marcelo Damian Marin Jara; 2 anni e 2 mesi a Mattia Zonza e 2 anni e 20 giorni a Martino Gualzetti. Ora, nelle motivazioni appena depositate, il gup spiega le condanne e la quantificazione delle pene, argomentando che «l'azione fu dimostrativa e preventivata (...), polemica-provocatoria con tratti ritorsivo-dimostrativi contro gli avversari politici (...). Non si tratto affatto, quindi, - come invece minimalisticamente sostenuto da alcune difese -, di una semplice 'bravatà di ragazzi che non volevano pagare pochi spiccioli di fotocopie». Dunque di rapina e lesioni si è trattato.

Tuttavia, prosegue Varanelli, a tutti gli imputati vanno concesse le attenuanti generiche equivalenti alle aggravanti contestate «in ragione della giovane età di ciascuno, dell'attività di studio e della contestualizzazione della vicenda, sì potenzialmente foriera di ripercussioni alimentando gratuitamente la tensione nella vita dell'Ateneo nonché derive verso spirali violente del tutto spropositate e inquietanti, nondimeno da ricondurre a una contrapposizione politico-ideologica, radicalmente censurabile nel metodo violento e provocatorio, ma di per sé più che legittima in un normale confronto dialettico veramente democratico alieno da grigi unanimismi e omologazioni di massa».

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