Rapporto Usa, Ahmadinejad esulta: "Una vittoria per noi"

Il presidente iraniano: il rapporto della Cia è una "vittoria" per Teheran. Smentito Bush, secondo cui l'Iran starebbe lavorando ad armi nucleari

Rapporto Usa, Ahmadinejad 
esulta: "Una vittoria per noi"

Teheran - Il rapporto dei servizi d’intelligence americani, secondo cui l’Iran al momento non ha un vero e proprio programma nucleare attivo con finalità militari, è un’occasione propagandistica che il presidente della Repubblica Islamica, Mahmoud Ahmadinejad, non poteva lasciarsi sfuggire: e così ha fatto. Durante un comizio trasmesso in diretta dalla televisione nazionale, Ahmadinejad ha definito il rapporto, che ridimensiona la portata della minaccia nucleare iraniana, come «una grande vittoria» del suo Paese. "Quel rapporto", ha proclamato Ahmadinejad, "cerca di cavare il governo degli Stati Uniti fuori dal vicolo cieco della situazione critica che sta attraversando in patria, ma è anche una vittoria della Nazione iraniana contro le grandi potenze, è una sconfitta per gli alleati degli americani, ed è il colpo finale inferto ai nemici dell’Iran".

Il presidente iraniano ha poi ribadito che il suo governo è disposto a discutere con l’Occidente, ma solo se il confronto sarà improntato "a spirito di amicizia e collaborazione, a onestà e non a ostilità". Soddisfazione e addirittura sollievo ha manifestato Mohamed El Baradei, direttore generale dell’Aiea, l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica, che ha definito il rapporto Usa "una finestra di opportunità" per la Repubblica Islamica, "in qualche modo vendicata" dal documento, "laddove sosteneva di non essere impegnata su un programma di armamenti nucleari, quanto meno per i prossimi anni". El Baradei ha quindi ricordato come le conclusioni cui sono pervenuti i servizi Usa siano analoghe a quelle formulate dall’organismo di controllo Onu da lui diretto. La Russia dal canto proprio non ha nascosto di voler approfittare del documento per farlo pesare nelle trattative in corso tra i componenti del "5+1", cioè i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite più la Germania, per la messa a punto della bozza di una terza risoluzione che inasprisca ancora le sanzioni a carico del regime degli ayatollah.

Se infatti il presidente Vladimir Putin ha esortato Saeed Jalili, capo negoziatore iraniano in materia nucleare, a "congelare l’arricchimento dell’uranio", il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov ha ammonito che il "Nie" avrà un peso nel dibattito a sei, da condursi sulla base di "parecchi fattori", uno dei quali sarà appunto il contenuto del rapporto. Lavrov ha ancora puntualizzato che la Russia non dispone di alcuna prova relativa a un presunto piano della Repubblica Islamica per munirsi di armamenti atomici precedente al 2003, quando invece il medesimo programma sarebbe appunto stato bloccato.

Solo Israele, insieme a Washington, sembra voler tenere la linea dell’assoluta intransigenza nei confronti dell’arci-nemico iraniano: da oggi il suo ministro degli Esteri, signora Tzipi Livni, sarà in Europa per colloqui tesi a convincere Nato e Ue della necessità di aumentare le misure punitive.

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