Rcs, i grandi soci decidono su Colao

L’ipotesi di una fiducia vincolata alla stesura di una nuova strategia

Marcello Zacché

da Milano

Si riunisce oggi a Milano il patto di sindacato che raccoglie i 15 grandi soci della Rcs. La riunione è stata convocata per discutere dell’uscita di Gemina dal patto con il suo 1% del capitale e della cessione da parte di Bpi del suo 5,9%. Ma, soprattutto, per esaminare la posizione dell’ad Vittorio Colao. E il caso vuole che la questione arrivi sul tavolo dei soci a due anni esatti dall’arrivo di Colao, entrato nel gruppo che controlla il Corriere della Sera nell’estate del 2004 in occasione del rimpasto tra i grandi soci, con l’uscita di Maurizio Romiti dal vertice del gruppo.
In vista della riunione di oggi, molti azionisti hanno passato il weekend tenendosi in contatto. E nulla, alla vigilia, appariva scontato. Come sempre accade in Rcs, la sua natura di «condominio company» rende tutto molto particolare: i soci sono appunto 15 e si chiamano Mediobanca, Fiat, Pesenti, Ligresti, Della Valle, Pirelli, Intesa, Generali, Capitalia, Lucchini, Merloni, Bazoli, Smeg, Edison e Gemina. Insieme controllano il 63,5% del capitale e a loro spetta ogni decisione sul vertice. Ma le posizioni di partenza non sono unanimi: da una parte Capitalia, con Pirelli, Della Valle e Fiat, sono considerati i soci meno contenti della gestione Colao. Dall’altra i grandi elettori dell’ex manager di Vodafone, Giovanni Bazoli e l’ad di Intesa Corrado Passera, ritengono prematura ogni scelta alternativa.
La discussione verte su due questioni fondamentali. La prima è la strategia del gruppo, che qualcuno giudica troppo debole: sullo sfondo di un piano industriale triennale fatto di obiettivi di bilancio, Rcs non avrebbe poi effettuato grandi mosse. Si va dall’Opa su Dada (portale Internet) a qualche restyling nei periodici, alla razionalizzazione del settore Radio. Il full color del Corriere, partito con Colao, era stato impostato dalla gestione precedente. La seconda è l’approccio operativo del manager, che in più occasioni non ha nascosto un forte scetticismo di fondo sul futuro della carta stampata. In un gruppo che pubblica quotidiani, periodici e libri, può essere un problema. Completa il quadro la rivoluzione senza precedenti che Colao ha condotto nelle prime linee dirigenziali di Rcs, dove sono approdati una sessantina di nuovi manager, tutti con stock option in dotazione. Una rivoluzione che, a torto o a ragione, qualcuno potrebbe giudicare sproporzionata alla strategia finora espressa. Mentre allo stesso tempo si è creato un attrito forte con la potente redazione giornalistica del Corriere. Un guaio sindacale per ora rientrato grazie alla mediazione del presidente Piergaetano Marchetti.
Oggi si apre la questione e le vie d’uscita sono tre. La prima, che al momento sembra meno probabile, è quella dell’avvicendamento immediato: via Colao e avanti uno dei tre candidati di cui girano i nomi: Antonello Perricone dalla Stampa, Paolo Dal Pino da Wind o Claudio Calabi dal Sole-24 Ore.

La seconda è la conferma della fiducia a Colao, vincolata però alla presentazione di nuove linee strategiche, soprattutto dopo che Rcs ha perso la gara con Mondadori per la conquista della casa editrice Emap in Francia. La terza è quella di un rimpasto con l’attribuzione di alcune deleghe a Marchetti, fino a un secondo esame della situazione, da fissare a metà settembre.

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