Politica

Rcs, Ricucci torna in libertà dopo tre mesi

L’ex odontotecnico sarebbe uscito fra tre giorni per decorrenza dei termini

Massimo Malpica

da Roma

Era entrato a Regina Coeli in silenzio, il 18 aprile scorso, a bordo di un’auto delle fiamme gialle, mentre ancora la notizia del suo arresto non era rimbalzata sulle agenzie di stampa. Ma quando ieri Stefano Ricucci è stato scarcerato, 86 giorni dopo essere finito dietro le sbarre per aggiotaggio informativo nell’ambito della fallita scalata a Rcs, fuori dal carcere romano invece della moglie, Anna Falchi, c’erano centinaia di giornalisti e fotoreporter ad attenderlo. Una ressa incredibile, che ha impedito alla grossa Bmw X5 nera con i vetri oscurati di entrare dal cancello di uno degli ingressi secondari del carcere per consentire all’immobiliarista romano di lasciare la prigione lontano da occhi indiscreti.
Ricucci, però, è riuscito comunque a depistare i fotografi: è uscito dalla casa del direttore del carcere, l’unico accesso non «presidiato» dai paparazzi, dirigendosi poi verso casa, nella centralissima via di Porta Pinciana. Anche qui l’inventore dei «furbetti del quartierino» ha dato dimostrazione del suo ingegno per dribblare i cronisti in agguato davanti al portone. È entrato in un vicino parcheggio dove è salito a bordo di una Smart, quindi ha fatto passare la Bmw di fronte alla sua abitazione prima di farla accostare a un isolato di distanza. E mentre giornalisti e fotografi inseguivano il grosso Suv, Ricucci si è infilato indisturbato nel portone.
Una «fuga dal carcere» movimentata ma a lieto fine, quella dell’immobiliarista. Secondo gli inquirenti, da settimane Ricucci avrebbe mutato atteggiamento e starebbe collaborando con i magistrati. La scarcerazione è stata anche favorita dall’ormai prossima scadenza dei termini di custodia cautelare (mancavano appena 4 giorni ai tre mesi dopo i quali per Ricucci le porte di Regina Coeli si sarebbero aperte comunque) e dal rigetto della nuova richiesta d’arresto per bancarotta fraudolenta legata alla crisi della Magiste. Richiesta presentata pochi giorni fa dai pm Giuseppe Cascini e Rodolfo Sabelli e negata dal gip Orlando Villoni. Lo stesso che ieri ha firmato la scarcerazione del titolare della Magiste, ritenendo ormai assodata la mancanza di esigenze cautelari nei suoi confronti. Tre mesi fa, invece, Ricucci finì dentro proprio a causa del pericolo di reiterazione del reato di aggiotaggio informativo, per il quale era stato già indagato in precedenza: il suo arresto fu causato dalle operazioni tese a far crescere il valore del suo pacchetto azionario della Rcs, il 14 per cento, per arginare il debito di 700 milioni di euro contratto con la Banca popolare italiana. «Il comportamento di Stefano Ricucci - avevano messo nero su bianco i pm Cascini e Sabelli - che fece ingenti acquisti di titoli Rcs Mediagroup accompagnati da ripetute e false dichiarazioni alla stampa, ha contribuito in maniera determinante all’andamento al rialzo delle quotazioni del titolo. Andamento favorito, secondo quanto ricostruito dalla Consob, anche dalle modalità con le quali sono state effettuate le operazioni di acquisto sul mercato da parte di Ricucci, con ordini per quantitativi ingenti spesso collocati in prossimità della chiusura delle contrattazioni». A causa del dissesto finanziario della Magiste, invece, è finito dietro le sbarre il 6 luglio Luigi Gargiulo, braccio destro dell’uomo d’affari di Zagarolo.

Curiosamente ad aprile le cose andarono esattamente al contrario: l’ordinanza di custodia cautelare in carcere per aggiotaggio fu accolta dal gip per Ricucci e respinta invece per Gargiulo.

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