Rcs: su Colao e Corriere si apre il confronto tra i grandi azionisti

Il cda approva le linee di sviluppo presentate dall’ad del gruppo ed esamina i problemi sindacali del quotidiano. Ma i soci convocano una riunione straordinaria del patto

Marcello Zacché

da Milano

Il cda della Rcs ha approvato le «evoluzioni di business» presentate dall’amministratore delegato Vittorio Colao. Ma dubbi e indiscrezioni su un possibile cambiamento al vertice del gruppo editoriale del Corriere della Sera, circolate in questi ultimi giorni, non sono del tutto rientrate. Anzi: al termine della giornata di ieri i 15 soci del patto di sindacato hanno fissato una riunione straordinaria e urgente per la prossima settimana, forse già lunedì. E questo è un segnale che sembra fatto apposta per immaginare che qualcosa di importante stia per accadere.
In ogni caso non sarebbe stato il consiglio d’amministrazione il luogo deputato per trattare la questione del vertice: la governance del gruppo riserva alle riunioni del patto le decisioni su questa materia. Per questo la convocazione straordinaria arrivata dopo il cda alimenta nuove ipotesi. All’origine dell’eventuale ridefinizione dei rapporti con Colao ci sono diverse questioni attinenti il metodo di gestione che il manager bresciano formatosi alla McKinsey ha portato nella complessa macchina del gruppo Rcs e del Corriere in particolare. Una gestione «manageriale» e «decisionista», assai poco votata alla «negoziazione» che ha qualcuno può non piacere. E che negli ultimi mesi ha provocato diversi malumori, soprattutto nel quotidiano di via Solferino, caratterizzato da un tasso di sindacalizzazione superiore alla media del mercato. Malumori che non hanno portato allo scontro aperto grazie all’iniziativa pacificatrice del presidente di Rcs, Piergaetano Marchetti.
Non a caso la questione sindacale è stata ieri portata in cda dallo stesso Marchetti. Una scelta legittima visto che, in sostanza, si trattava di informare i consiglieri sui problemi di funzionamento della corazzata Corriere. Un punto che assumeva oggettivamente almeno pari rilevanza degli altri all’ordine del giorno: la concessione di stock option a nuovi dirigenti, il via libera al varo di un dorso locale da confezionare a Bologna entro la fine dell’anno, e più in generale l’esame dell’evoluzione dei business del gruppo Rcs. Nel corso del cda, durato oltre tre ore, si sarebbe parlato anche dell’avventura Emap, la casa editrice francese messa in vendita dalla capogruppo britannica e andata alla Mondadori, che ha battuto proprio la concorrenza di Rcs.
La valutazione riguarda allora la gestione, e passa ora al patto di sindacato, all’interno del quale non è facile leggere le diverse posizioni dei 15 soci, tra i quali ci sono Fiat, Mediobanca, Pesenti, Intesa, Capitalia, Della Valle, Tronchetti, Ligresti, Generali, Bazoli. Ma una chiave di lettura esiste ed è quella che vuole i «grandi elettori di Colao» (il presidente di Intesa Giovanni Bazoli e il suo ad Corrado Passera) un po’ isolati rispetto a un fronte di altri soci (tra i quali Mediobanca, Capitalia, Tronchetti) che, anche per motivi diversi, sarebbero oggi disponibili a riesaminare gli equilibri di vertice nati due anni fa, al momento dell’uscita dei Romiti dal gruppo.

E non si può escludere che i termini del confronto possano essere anche più ampi, essendo in fin dei conti questa la prima occasione di incontro dopo le elezioni politiche di aprile. Segnate anche dalla presa di posizione forte del quotidiano diretto da Paolo Mieli a favore del centro-sinistra.

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