Il re non è nudo. Peggio: è denudato. Ci ha pensato il Fatto Quotidiano a ribadire il concetto dell’erede al trono della real casa nostrana, Vittorio Emanuele Alberto Carlo Teodoro Umberto Bonifacio Amedeo Damiano Bernardino Gennaro Maria di Savoia che sarebbero poi una persona sola, salito alla cronaca e non al seggio regale. Tutti i particolari, con allegato video di una confessione non ai magistrati ma ai sodali galeotti, Rocco Migliardi, Gian Nicolino Narducci e Ugo Bonazza, nel carcere di Potenza, dove venne detenuto per la vicenda riassunta sotto il nome di Vallettopoli. Ci mancava la prova tivvù per completare l’identikit goffo, se non miserabile, di un monarca senza regno e senza dignità.
Dunque il Savoia che mille ne ha fatte e pochissime ne ha dette, si lascia andare alla rivelazione cialtrona e gravissima dell’omicidio di Dirk Hamer, il turista tedesco che villeggiava nei mari della Corsica, vicino all’isola di Cavallo, era la notte tra il diciassette e il diciotto di agosto dell’anno millenovecentosettantotto e il diciannovenne Hamer venne ucciso a fucilate dal Nostro, due colpi: «...devo dire che li ho fregati... il procuratore aveva chiesto cinque anni e sei mesi, ero sicuro di vincere, ero più che sicuro. Avevo una batteria di avvocati... ho fatto cambiare sei persone dei giurati... Mi hanno dato sei mesi con la condizionale, sei mesi, c’era l’amnistia, non l’hanno neanche scritto! Sono uscito». Il processo venne svolto in Francia. Svolto mi sembra un participio passato di un certo azzardo, il dibattimento durò tre giorni in tutto, i francesi dinanzi a certe cose piccole (un omicidio!) vanno veloci. Nessun colpevole, forse un suicidio?
Poi Vittorio di Savoia aggiunge anche il dettaglio dello sparo: «...il colpo è andato qui e ha preso la gamba sua che era steso, passando attraverso la carlinga». Non ci sono dubbi, la voce è quella improbabile, incerta ma sua di lui, con frasi sconnesse e incomprensibili; le immagini si riferiscono alla zona del parlatorio della casa non reale ma circondariale, di Potenza.
Vittorio Emanuele deve aver avuto un risveglio difficile, ha letto, ha visto, ha radunato le idee e ha voluto smentire, dicendo che trattasi di parole messe assieme, che la macchina del fango torna in azione, che è stato messo in atto il maldestro tentativo di svergognare la casa reale nella sua persona, che il video nulla aggiunge a ciò che già si conosceva, che il video, semmai, dimostrerebbe lo stato di prostrazione di Vittorio Emanuele medesimo, costretto ad assumere dosi poderose di sedativi per combattere l’ansia che lo tormentava per la vergogna, per l’accusa infondata, per un fatto inesistente e poi il montaggio dello stesso filmato è fatto ad arte per distruggere un uomo già assolto da tutto.
In verità il nobile sabaudo nulla dice e scrive dell’atto, della morte del ragazzo tedesco, nulla spiega ancora, anzi afferma che lui non esplose alcun colpo con il fucile, che il ragazzo fu ucciso dal proiettile sparato da una pistola, così ribadendo una propria linea storica, condita da gaffes e smentite, varie ed eventuali, di quando sostenne la superiorità della monarchia sulla repubblica, perché «nei dieci Paesi in cui vige è stata sempre simbolo di protezione, unità continuità per la nazione» (ottobre ‘96), o dell’intervista al Tg2 (maggio del ’97), in cui ribadì di non voler chiedere scusa agli italiani per le leggi razziali firmate dal nonno e comunque «non così terribili», per poi smentire le sue stesse parole, dicendo che quelle leggi «erano certamente un grave errore»; e, ancora, del rifiuto a giurare fedeltà alla Repubblica (dicembre ’97). Per non dimenticare la frase su Ciampi che si era detto contrario al ritorno in Patria dei Savoia: «Se lo incontrassi per strada? Non gli chiederei nulla.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.