Il re della truffa dice addio all’ultimo colpo

È bello, fascinoso e indossa abiti costosissimi e dal taglio impeccabile il «principe della truffa». A suo modo, un personaggio da romanzo. Tuttavia Drago Dragutinovic - 33 anni, capello nero fluente, sguardo ammaliatore - è sempre stato soprattutto molto astuto e sicuro di sé: secondo la polizia appartiene a una nota famiglia di imbroglioni, un pedigree che gli ha permesso di raggirare la gente dalla tenera età di 11 anni e di vendere per ben dieci volte la stessa auto, una Lamborghini color salmone. Mica da tutti. Così, quando mercoledì scorso, il giorno del suo compleanno, è stato bloccato in piazza Duca d’Aosta su un’auto in compagnia di due pregiudicati con i quali avrebbe dovuto costituire l’ennesimo sodalizio truffaldino, lui non ha certo pensato che era arrivata l’ora di pagare il suo salato conto con la giustizia. E agli investigatori del commissariato Mecenate ha chiesto di spicciarsi, perché non potevano fargli «perdere tempo». Per il giorno successivo, infatti, aveva un appuntamento molto importante. Doveva concludere il colpo più importante della sua carriera truffaldina, un affare da due milioni e mezzo di euro che si sarebbe intascato come anticipo per aver fatto da intermediario nella vendita, rigorosamente finta, di uno stabile da 55 milioni di euro in via Gesù, proprio accanto alla casa che fu di Gianni Versace. Tutto ai danni di una prestigiosa società immobiliare. E i documenti della mega-truffa la polizia li ha rinvenuti proprio nella ventiquattro ore che gli ha trovato in macchina al momento del fermo.
Le indagini su Dragutinovic sono partite dalle informazioni raccolte dalla polizia dopo una delle tante truffe architettate dal 33enne, quasi quattro anni fa. Allora, a bordo di una Bentley con targa svizzera, riuscì a raggirare una signora e a portarle via 47mila euro dopo essersi spacciato per un intermediario austriaco.
Due anni più tardi, il 16 febbraio 2009, aveva puntato la pistola contro un altro compratore che aveva manifestato qualche esitazione a consegnargli una valigia contenente 60mila euro. La commissione, in quel caso, riguardava la vendita di un intero stabile in piazzale Biancamano del valore di circa 6 milioni di euro. Da allora era stata emessa nei suoi confronti l’ordinanza di custodia cautelare per rapina. Rintracciato con il nome di Benjamin Hudorovic, si era mosso con l’identità di un ignaro italiano di origine argentina, continuando a spendere quasi la metà dei suoi «guadagni» in pubbliche relazioni.
Gli investigatori lo hanno intercettato e poi sono riusciti a bloccarlo dopo aver seguito le tracce lasciate dalla sua carta di credito. Del resto Dragutinovic non era certo un tipo che passava inosservato. Gentilissimo con parcheggiatori e camerieri, ai quali amava lasciare laute mance, a Milano, dove si muoveva in Limousine, scendeva abitualmente al «Principe di Savoia». Nel grande albergo lo conoscevano come figlio di un facoltoso imprenditore e nipote di uno dei maggiori banchieri indiani.

In realtà lui era nato in Sardegna, a Lanusei da genitori serbo croati, residenti a Dalmine (Bg). Fotosegnalato 24 volte sul territorio nazionale, il «principe della truffa» - come viene soprannominato dagli inquirenti - ha al suo attivo ben 16 alias.

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