Il realismo di Togliatti. L'isterismo antifascista è un'epidemia di oggi

Il leader comunista varò una amnistia per i delitti politici e nel ’48 nacque il Movimento sociale

Il realismo di Togliatti. L'isterismo antifascista è un'epidemia di oggi
00:00 00:00

Molti a sinistra continuano a ripetere che la Resistenza è il vero fondamento della Repubblica italiana. Un'affermazione del tutto inesatta; meglio, sul piano dei fatti storici sbagliata. Il vero fondamento è nel referendum che ha instaurato la Repubblica, e nell'Assemblea costituente, che ci ha dato la Carta fondamentale dello Stato. Sia detto ora - fra parentesi - che non bisogna idolatrare la nostra Costituzione, secondo la nuova moda del patriottismo costituzionale. Infatti essa è assai invecchiata: la Carta dei diritti non ha quel risalto che ha nelle altre Costituzioni antiche e moderne; l'Unione europea ha reso obsolete molte norme; altre norme - come quelle sui sindacati - sono ormai cadute in desuetudine; il problema di un governo stabile ed efficiente è ancora aperto. La Resistenza, intendendo con essa la vera e propria guerra partigiana, è un fatto che coinvolse soltanto l'Italia del Nord, quella oltre gli Appennini, cioè quella Linea Gotica sulla quale si arrestò il fronte per molti lunghi mesi invernali.

Al Sud e al Centro ci furono isole di Resistenza (le cinque giornate di Napoli, la battaglia a Roma dell'esercito contro i tedeschi, la lotta a Firenze per la liberazione della città). Ma sono fatti isolati che non coinvolsero grandi masse della popolazione. Al Nord, dopo la liberazione, circolò subito una parola d'ordine: Tutti i poteri ai Comitati di liberazione nazionale. In nome di questi poteri essi nominarono nel proprio seno i sindaci, i prefetti e i questori. Quel grande tribuno che fu Pietro Nenni parlò di un vento del Nord, che doveva spazzare via il moderatismo del Sud, il quale da Brindisi a Roma aveva lentamente ricostruito la vecchia struttura amministrativa e burocratica dello Stato e instaurato un governo giuridicamente legale, al quale partecipavano anche i comunisti. Ma quella battaglia della Resistenza era stata persa in partenza.

Il 7 dicembre 1944 si incontrarono a Roma il generale Wilson, che rappresentava le forze alleate, e quattro delegati del Comitato di liberazione nazionale Alta Italia (tra questi delegati c'era anche Edgardo Sogno, quasi sempre dimenticato dai libri di storia, ma era il capo dell'organizzazione La Franchi, che organizzava il lancio delle armi per i partigiani). Si decise che il corpo dei volontari della libertà era alle dirette dipendenze del governo alleato e venne nominato a comandarlo il generale Cadorna, a cui alla liberazione i partigiani dovevano restituire tutte le armi e trasmettere tutti i poteri di governo locale e amministrativo. Dopo la liberazione finì l'unità dei partiti antifascisti nel Cln per una decisione dei liberali prima e poi dei democristiani. A questo punto voglio porre ai commentatori politici e agli storici due problemi attuali. Stiamo vivendo in un periodo di isterismo antifascista. Questo non c'era nel 1946 dopo il referendum e l'elezione dell'Assemblea costituente. Il ministro della Giustizia, il comunista Palmiro Togliatti, varò un'amnistia per i delitti politici; la legge sull'epurazione dei fascisti non venne mai applicata.

Non solo, alle elezioni del 1948 si presentò il Movimento sociale italiano, che era chiaramente l'erede del fascismo della Repubblica sociale italiana. Ancora: Ruggero Zangrandi scrisse un bellissimo libro su Il lungo viaggio attraverso il Fascismo (Feltrinelli) nel quale documentò l'approdo finale di molti giovani al comunismo. Non ci fu alcuno scandalo; ma oggi qualche noto, ma scellerato, recensore ha stroncato il libro di Roberto Vivarelli, La fine di una stagione (Il Mulino). Vivarelli è uno dei maggiori storici del fascismo e ora milita nella sinistra. Con voce veramente autentica ha raccontato come da giovane si arruolò nelle Brigate nere, ma ora non vuole rinnegare questa parte della sua storia, perché è una parte della sua vita. Non ha gridato con Bobbio: "Mi vergogno". Passiamo al secondo problema. Come mai nelle regioni del Nord (Liguria, Piemonte, Lombardia, Veneto) dove c'è stata una vera Resistenza armata, nelle ultime elezioni regionali ha vinto il Polo per le libertà?

Non sembra che il fondamento della nostra Repubblica sia proprio la Resistenza.

(6 gennaio 2001)

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica