A leggerlo così, fuori da ogni contesto sembra di essere nell'ufficio di qualche sostituto procuratore della Repubblica: «Di quali di questi reati lei è venuto a conoscenza?». E giù con la sfilza: «Spaccio, aggressione e violenze fisiche, reati di natura sessuale, furto, corruzione e concussione, ricatti ed estorsioni, minacce, reati informatici, danni ed atti di vandalismo». Il secondo quesito spiega invece dove ci troviamo: «Specificare se il reato di cui si è avuto conoscenza è accaduto dentro o fuori la scuola e se in orario scolastico o meno». Questo è il testo del questionario recapitato il mese scorso dal settore scuola della Cgil Lombardia agli oltre 700 presidi iscritti al suo sindacato. «È a partire dai casi concreti che i pm e i giudici ci aiuteranno a capire come comportarci oltre che a mettere nero su bianco le linee guida per i presidi», spiega Raffaele Ciuffreda, responsabile Dirigenti scolastici. E di casi concreti ne sono arrivati.
«Hanno risposto in 500 - spiega Ciuffreda -. Lanalisi dei dati è ancora in corso, ma possiamo già dire che sicuramente il reato più commesso dagli studenti è il furto del telefonino. Questo con tanto di denuncia e chiamata dei carabinieri spesso comprensiva di perquisizioni degli zaini, in Lombardia sembra quasi allordine del giorno.
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