Referendum milanesi, un rito inutile

Beati i milanesi che domani e dopo potranno votare ( se lo vorranno) non solo per i quattro referendum nazionali ma anche per i cinque locali. E fanno nove. Che però sono più inutili di quelli nazionali. Non si tratta dei soliti quesiti abrogativi, stavolta infatti sono «consultivi e di indirizzo». In altre parole dei referendum propositivi. Ebbene, se andate a scorrere l'elenco dei promotori dell’iniziativa referendaria locale e di quanti (molti) la appoggiano, scoprite che c’è praticamente tutta la variegata gamma di esponenti, personaggi, organizzazioni, associazioni, circoli e club che fanno riferimento all'attuale maggioranza: dal radicale Marco Cappato allo stesso sindaco Pisapia passando per Basilio Rizzo. Ma ne sono stati promotori e attivi sostenitori anche molti esponenti della passata maggioranza, a cominciare dal morattiano, di andata e di ritorno, Edoardo Croci. Ma c’è di più: la stessa Letizia Moratti, già quando era sindaco, ha apertamente e energicamente dichiarato di condividere quelle proposte.

D’altra parte giovedì sera i due sindaci, l’ex e l’attuale, hanno mandato lo stesso messaggio ai cittadini: andate a votare per i referendum propositivi locali e votate sì. Dunque, se abbiamo capito bene, sono tutti d’accordo, maggioranza e opposizione nel volere una città più sostenibile ed ecologica. Ma allora che bisogno c’era dei referendum?

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