"Il referendum sull’acqua? A Milano resterà pubblica"

La Moratti lascia un piano da 800 milioni contro la privatizzazione. In città anche 5 quesiti ambientali. I promotori: non c’è informazione

Lo aveva anticipato da sindaco. E nel giorno del passaggio di consegne a Giuliano Pisapia, Letizia Moratti ha ribadito che il 12 e 13 giugno voterà sì al referendum per mantenere il servizio idrico in mani pubbliche. L’eredità che lascia alla nuova amministrazione è «un’acqua di altissima qualità e con la tariffa più bassa d’Europa. Con la nostra partecipata Mm l’anno scorso abbiamo lanciato un piano ventennale di investimenti da 800 milioni di euro che garantirà il controllo pubblico dell’acqua». Più di un impegno: nel lasciare le redini della città la Moratti ricorda di aver dato il mandato all’Aato ( l’Autorità di ambito territoriale ottimale) «di inviare a breve ai ministeri competenti una relazione in cui si dimostra la sostenibilità economica del nostro progetto, evitando la privatizzazione del servizio. Siamo la prima città a farlo». Sono 4 i quesiti nazionali su cui i cittadini saranno ri-chiamati alle urne tra 10 giorni: due sull’acqua (il primo chiede l’abrogazione della legge sulla privatizzazione, l’altro riguarda i profitti legati alla commercializzazione della risorsa), uno contro il ritorno al nucleare e l’ultimo per abrogare le disposizioni sul legittimo impedimento a comparire in aula di giustizia per chi è impegnato a in attività di governo. Ma i milanesi sono chiamati a esprimersi anche sui 5 referendum per l’ambiente promossi dal comitato trasversale «MilanoSiMuove», coordinato dall’ex assessore alla Mobilità Edoardo Croci che alle comunali sosteneva la Moratti con una lista civica, il radicale Marco Cappato e il verde Enrico Fedrighini che invece erano candidati al fianco di Pisapia.
Il primo quesito è anche il più discusso, riguarda il piano di interventi per abbattere traffico e smog. I referendari propongono di pedonalizzare il centro, potenziare i mezzi ed estendere Ecopass (fino alla cerchia ferroviaria, trasformando la misura in road pricing: un ticket a carico di tutte le auto e i camion indipendentemente dal tasso di inquinamento). Il secondo chiede al Comune di raddoppiare gli alberi e il verde pubblico e ridurre il consumo di suolo. Terzo: garantire anche dopo il 2015 la conservazione del parco agroalimentare che sarà realizzato nell’area Expo. Il quarto in sintesi promuove l’estensione del teleriscaldamento e il quinto la riapertura del sistema dei Navigli milanesi. Sia la Moratti che Pisapia si erano già espressi a favore dei referendum, con un distinguo. Su Ecopass, l’ex sindaco aveva già votato in giunta l’indirizzo di renderlo gratis per i milanesi a partire dal primo ottobre. E aveva contestato la trasformazione in road pricing con tariffe da 5 euro per le auto e 10 per i furgoni, come ipotizza il quesito per garantire la copertura economica del piano. Il comitato organizza per sabato una giornata di mobilitazione, con banchetti sparsi in tutta la città. Ma ieri ha scritto sia alla Moratti che a Pisapia chiedendo un incontro urgente per garantire l’informazione ai cittadini.

L’articolo 19 comma 6 del regolamento, ricordano, «prevede che il Comune informi sull’oggetto e le modalità di svolgimento della consultazione pubblicando inserzioni a pagamento sui principali quotidiani milanesi e facendo apparire spot radiotelevisivi a pagamento sulle principali testate radio e televisive di Milano». Ma «ad oggi tali forme non risultano ancora attivate».

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