Bastano due parole. «Inammissimibile» il ricorso, e «irricevibile» la richiesta di sospensione del giuizio in attesa degli esiti della causa civile. È la pietra tombale. Fine dei giochi. Fine della lunga bataglia giudiziaria ingaggiata dai Radicali contro il governatore Roberto Formigoni e la sua lista «Per la Lombardia». Lennesimo e ultimo tentativo del partito di Pannella di mettere in discussione le ultime elezioni regionali si scontra con la sentenza pronunciate ieri dai Tar, che ha «definitivamente» respinto la richiesta di annullare la delibera di ammissione alle urne del listino collegato al presidente, con conseguente decadenza degli eletti.
Lo scorso 6 ottobre i giudici del Tar avevano dichiarato infondati altri due ricorsi con cui i Radicali chiedevano lannullamento delle operazioni elettorali per lelezione del presidente della Giunta e del Consiglio regionale, nonché lannullamento della delibera di esclusione dalla competizione della «Lista Marco Pannella». Poi il 29 ottobre il gip Cristina Di Censo aveva archiviato linchiesta penale per falso ideologico nata da un esposto sulle omissioni o irregolarità riscontrate nella raccolta delle firme per le liste «Per la Lombardia» e «Penati presidente», ritenendo che si trattasse di violazioni di carattere formale su cui è competente nel giudizio la commissione elettorale. Il gip aveva tuttavia trasmesso la perizia calligrafica fatta eseguire dai Radicali secondo cui 349 firme della sola lista di Formigoni erano false. La prima udienza sulla citazione per querela di falso, infine, sarà il 21 marzo. In quelloccasione il giudice potrebbe decidere di nominare un proprio perito calligrafico per verificare le firme contestate.
Per Marco Cappato «il Tar ha accettato carte false.
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