Riccardo Re
La Marconi non è morta e con lei neppure Genova. E così, tra continuità e innovazione, ieri si è spiegato ciò che fu, per illustrare cos'è oggi l'azienda che ha segnato la storia, non solo economica e industriale, della città. Una Marconi che dopo varie denominazioni e turbolenze, ha patito la crisi del 2001-2002, per passare a Finmeccanica nel 2003, per poi diventare nel 2005 un centro fondamentale della società multinazionale Selex Communications. E da qui, dalla realtà, dalle prospettive e dai progetti di Selex Communications riparte una spinta che in molti ieri hanno auspicato possa servire come traino per l'intera città.
Quello di ieri non è stato un convegno, né una conferenza ma «una giornata di lavoro di fronte a chi vuole interagire con noi, ed è disposto ad accoglierci e a essere coinvolto nei nostri progetti». Così, Maurizio Tucci, amministratore delegato di Selex Communications, ha preferito definire l'incontro di ieri mattina, che si è svolto, non a caso, nella sede genovese di Confindustria, dove dicono, si preferiscono i fatti alle parole. E di fatti ne servono molti perché come sottolinea Marco Bisagno, presidente di Confindustria Genova, «prendersi sulle spalle il bagaglio della Marconi non è affatto facile, perché questa azienda a Genova ha significato anche migliorare notevolmente l'indice di sviluppo della città».
Società del gruppo Finmeccanica, con 5mila dipendenti in tutto il mondo, e 8 miliardi di euro fatturati, la Selex Communications non nasconde di voler conquistare la leadership mondiale nei settori in cui già oggi gode di una posizione di primissimo piano a livello internazionale come, in particolare, nelle forniture di sistemi integrati di comunicazioni e informazioni. Un'azienda in espansione che proprio ieri ha annunciato che dal primo di luglio aprirà un nuovo e strategico laboratorio a San Pietroburgo in cui lavoreranno oltre cento dipendenti, molti dei quali formati proprio a Genova.
Concretezza dunque e neanche a dirlo come presidente di questa società c'è un vero condottiero, un ex generale dell'esercito italiano come Guido Bellini. Anche a lui si deve questo sforzo di riorganizzazione interna e ricollocazione all'interno del mercato globale che verrà fatto cercando di conservare l'eredità delle importati aziende che Selex ha inglobato su tutto il territorio italiano e per questo non si dimenticheranno «le importanti radici industriali che la Marconi ha avuto in questa città». Ma le priorità di Selex Communications riguardano soprattutto le telecomunicazioni nei settori militari e civili, attività satellitari, terrestri, navali, avionici e per la sicurezza. Progetti alquanto sofisticati e che appaiono fantascientifici ma che, in realtà, molto spesso sono frutto di studi e ricerche chieste dai ministeri della Difesa di tutto il mondo. E così, tra i prodotti di questa società ci si proietta dentro una sorta di «war game» in cui si vedono campi di battaglia digitalizzati, sistemi di identificazione nello scenario di guerra e ritratti ed equipaggiamenti di quello che hanno battezzato «il soldato futuro».
Ma da questo emerge anche una società economicamente florida che ha portato a Genova oltre mille posti di lavoro per un personale altamente qualificato. Anche per questo ieri ad accogliere la proposta di dialogo con la realtà locale erano in tanti, dal mondo universitario a quello politico. Il sindaco Giuseppe Pericu ha precisato che «il Comune può fare ben poche cose per aiutare l'inserimento di questa azienda ma è disposto a dare il suo aiuto nei limiti di ciò che gli è possibile». Ad applaudire i progetti aziendali c'era anche il coordinatore genovese di Forza Italia, Roberto Cassinelli che attribuisce «a Selex il merito di aver salvato quanto di buono fatto dalla Marconi in passato e di favorire Genova come nuovo polo di ricerca e innovazione in cui la città dovrà diventare un nuovo centro di attrazione per il lavoro qualificato». Presente tra i relatori il presidente della provincia Repetto, mentre contrariamente agli annunci si è notata l'assenza del presidente della Regione Claudio Burlando.
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