La Regione porta i precari a «Ballarò»

Il piano della giunta per «stabilizzare» un migliaio di dipendenti a termine

La Regione porta i precari a «Ballarò»

Due precari su tre conquisteranno il posto fisso in Regione: ne è sicuro il presidente della giunta ligure Claudio Burlando che, per sancire solennemente la promessa, ha organizzato per domani un incontro pubblico al Ducale con gli interessati, i lavoratori direttamente inseriti nell’ente regionale, ma anche quelli che fanno parte delle società collegate. Sarà una mattinata di lavoro, spiega Burlando, in cui alcuni assessori e esperti del mercato del lavoro parleranno della situazione attuale e dei progetti in corso. Fin qui, la disamina rigorosa dello scenario. Meno comprensibile collocare in questo ambito l’iniziativa «Al lavoro contro la precarietà». Oltre agli interventi del professor Mario De Benedittis, del manager Edoardo Narduzzi e di una quindicina di precari, è annunciata la presenza di due autentiche star: la prima è Rosa Rinaldi, sottosegretario al Lavoro e alla Previdenza sociale che si è distinta di recente per aver marciato, alla testa di un plotone di precari, contro il «suo» ministro di riferimento, Cesare Damiano. L’altra «velina» è Giovanni Floris, giornalista di Rai 3 e protagonista-provocatore di «Ballarò». In questo caso, delle due l’una: lui, Floris, o fa il passamicrofono (difficile pensarlo, anche per via della pagnotta che deve guadagnarsi nelle due ore di performance), o fa un «Ballarò» sui precari. Col rischio di trasformare un confronto delicato e importante in un reality show. A meno che - spuntano già i maligni - non sia proprio questo lo scopo.
Lo escludono, per il momento, i promotori dell’iniziativa. Che giurano: l’obiettivo è trovare la formula per tagliare al massimo la quota dei cosiddetti non-dipendenti, che però sono indispensabili per il funzionamento della macchina regionale, e trasformarli in dipendenti effettivi. «Non si deve pensare solo a impiegati amministrativi - ricorda l’assessore alla Sanità, Claudio Montaldo -. Fra chi esercita, ad esempio, la professione nel settore sanitario e non è ancora inquadrato in organico ci sono chirurghi, medici e infermieri, anche di alta qualificazione». E allora - è sempre Montaldo che parla, visto che è sua la quota più ingente di assunti, 27mila, e precari, 1450 - via alla campagna di «stabilizzazione» che prevede l’inquadramento in pianta stabile di almeno 300 unità quest’anno, e altrettanti negli anni a venire. Intanto sono stati assunti 494 lavoratori, rispetto agli 851 ancora in attesa. Resta una frazione particolarmente «problematica», quella dei ricercatori, oltre 400 distribuiti nei vari enti, che per definizione «lavorano a progetto e quindi restano legati al destino del progetto stesso, una volta portato a compimento». Altra distinzione, quella che riguarda i cosiddetti co.co.co, con cui è stata definita una collaborazione coordinata e continuativa: è l’assessore Giovanni Battista Pittaluga, «ministro dell’Economia» in giunta, a precisare ulteriormente il caso confermando che si tratta di un «problema aperto, per 47 persone cui sarà difficile dare continuità di lavoro». Notizie appena più confortanti per quanto riguarda Datasiel, partecipata dalla Regione, in cui 25 precari su 100 trovano sbocco a tempo indeterminato. Fondamentale, comunque - conclude Pittaluga - agire su due fronti in contemporanea: stabilizzare il precariato l’esistente e non crearne di nuovo. Si aggiungono gli assessori Franco Zunino (Ambiente) e Enrico Vesco (Lavoro).

Il primo parla dell’Arpal, l’agenzia regionale per l’ambiente, «che ha un quarto di lavoratori precari, 98 su un totale di 400 circa», mentre Vesco si compiace, beato lui, della sintonia col governo Prodi e accenna alla prospettiva di estendere il processo virtuoso anche agli altri enti locali. Il tutto, senza citare mai, neppure per censurarla - miracolo! - la legge Biagi.

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