È la religione la nuova arma del Cremlino

PROGETTO Il governo vede nell’appoggio della Chiesa una fonte di legittimazione politica

È la religione la nuova arma del Cremlino

Ora di religione nelle scuole, cappellani militari pagati dallo Stato e la possibilità per il Patriarcato ortodosso di Mosca di visionare disegni di legge prima dell’esame alla Duma. Succederà a breve in Russia, dove i tempi del sovietico ateismo di Stato sono ormai morti e sepolti a favore di una sempre più stretta alleanza tra Chiesa e Cremlino. Nella Federazione russa si è riacceso con forza il dibattito sulla laicità dello Stato, dopo che il presidente Dmitry Medvedev nel suo incontro di ieri a Barvikha con i leader spirituali russi, ha annunciato l’introduzione dell’ora di religione nelle scuole medie e dell’invio di sacerdoti «ad assistere» le forze militari. Il capo del Cremlino ha dato così il suo ok a un piano già avviato in fase sperimentale nel 2005, quando ai vertici della Chiesa russo-ortodossa c’era il defunto Alessio II e al Cremlino sedeva Vladimir Putin. L’ora di religione sarà introdotta da settembre in 18 regioni russe per un totale di 12mila istituti. Dal 2012 diventerà «obbligatoria», a partire dall’età di dieci anni.
Secondo quanto riferito dallo stesso Medvedev, si potrà scegliere tra: insegnamento di una delle quattro religioni «tradizionali» - cristianesimo ortodosso, islam, ebraismo e buddismo -, storia di tutte le principali religioni della Russia o lezioni di educazione civica. In un Paese multiculturale, ma dilaniato dalla piaga della xenofobia e del razzismo com’è la Russia, si teme che l’iniziativa possa favorire la discriminazione dei gruppi di minoranza. Primi tra tutti i cattolici, con i quali la proposta già nel 2005 aveva creato tensioni, sfociate in una mini crisi tra Vaticano e Patriarcato di Mosca, poi subito rientrata. Gli esperti avvertono della necessità di monitorare la formazione dei futuri insegnanti e la scelta dei libri di testo. All’inizio del 2008 ha fatto discutere il manuale «Religioni in Russia», scritto da Andrei Kulakov, in cui si presentava il cattolicesimo come una realtà ostile alla religione tradizionale della Russia, cioè l’ortodossa.
Per quanto riguarda l’esercito, sarà lo stesso ministero della Difesa ad assumere i sacerdoti, guide spirituali per gli uomini dell’ex Armata rossa; impensabile fino a 30 anni fa. E c’è già chi negli stipendi statali al clero vede un attacco alla Costituzione federale, dove è sancita la netta divisione tra Stato e Chiesa.
Cancellata con la Rivoluzione d’ottobre, bandita per quasi novant’anni, la religione sui banchi di scuola e nell’esercito è ora simbolo di un nuovo corso: estinto il comunismo come serbatoio ideologico, il Cremlino si è rivolto alla Chiesa ortodossa come fonte di legittimazione politica. Tanto più ora che ha bisogno di difendere la sua popolarità, corrosa dalla crisi economica, dalla crescente disoccupazione e da un prestigio militare in declino. Dal canto suo il Patriarcato russo non ha mai nascosto la vocazione a essere Chiesa di Stato: dal 1990 a oggi ha ripristinato la sua influenza sociale e restaurato il suo prestigio. Soprattutto politico.

Dopo aver espresso preoccupazioni per l'imminente ratifica da parte di Mosca della Carta sociale europea, che prevede l'introduzione dell'educazione sessuale a scuola, il neo Patriarca di Mosca Kirill I ha ottenuto dal partito di maggioranza «Russia Unita» la garanzia che saranno aperte «consultazioni permanenti» tra Duma e Patriarcato sull’attività legislativa. Vale a dire, le leggi federali prima di essere approvate in Parlamento, dovranno essere benedette.

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