Renzi va fuori strada sulle auto blu Boni: «Risparmieremo 700mila euro»

L’attacco (gratuito) al Consiglio regionale lombardo arriva dalle frequenze di Radio 105. Il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, spara a zero sulla questione delle auto blu e sulla decisione presa dalla Regione Lombardia di stanziare 60mila euro di rimborsi per quei politici che rinunciano al benefit della macchina. «È una vergogna» se ne esce fuori parlando dai microfoni della sala di registrazione, lapidario. «Sessantamila euro sono tanti soldi - insorge Renzi via etere -. L’idea che ci siano persone che prendono quei soldi, che sono più di quanto prende il sindaco di Firenze, di Milano, di Torino, di Roma, mi sembra un atteggiamento allucinante. Questo perché i Consigli regionali hanno troppo potere».
Per quanto lo riguarda lui non ha rinunciato all’auto blu, «che poi è un’auto elettrica», ma spiega di utilizzarla solo quando va fuori Firenze, «per il resto cerco di girare in bicicletta o in autobus». Benissimo, ma questo non lo autorizza a sparare sentenze contro gli altri. Soprattutto se mal informato su come funzionano le cose. A mettere chiarezza sull’argomento è la presidenza del Consiglio regionale che spiega da dove spuntano quei 60mila euro e come si articola il regolamento dei rimborsi per il trasporto al Pirellone. «Renzi non sa di quello che parla» controbatte il presidente del Consiglio lombardo Davide Boni. «E non ha visto la delibera, che allinea l’Ufficio di presidenza alla giunta regionale: il rimborso c’è sempre stato ma prima non era normato».
Entrando nello specifico delle cifre, Boni puntualizza che si tratta «di 60mila euro lordi all’anno per cinque componenti», che vanno a sostituire le auto blu cui si è rinunciato l’anno scorso. E ovviamente la scelta dei rimborsi conviene alle tasche regionali: «A fine quinquennio - aggiunge Boni - il risparmio sarà di 700mila euro, cioè circa il 60% di quanto si spendeva prima».

Da qui il sospetto che «le parole di Renzi siano in realtà un regolamento di conti interno al Pd, perchè ricordo che nell’ufficio di presidenza siedono anche Filippo Penati e Carlo Spreafico», esponenti del Partito democratico.

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