Repubblica e Unità: ecco le fonti top secret dei rapporti americani

Da Putin alle feste notturne, nei dispacci che la diplomatica inviava a Washington stessi argomenti e linguaggio degli articoli anti Cav dei quotidiani di sinistra

Roma - Nelle scuole di giornalismo è la lezione numero due dopo le «cinque w». Gli archivi dei servizi di intelli­gence sono composti da un gran numero di articoli di giornali, motivo per il quale bisogna essere scrupolosi nella selezione delle fonti. I 3.012 cablogrammi inviati a Washington dall’amba­sciata Usa di Roma non fanno eccezione. Tranne i reso­conti diplomatici, gli excerpta di Wikileaks sono un ve­ro e proprio collage di articoli ed editoriali. Le informati­ve di Elizabeth Dibble hanno un corrispondente nelle articolesse antiberlusconiane di Giuseppe D’Avanzo su Repubblica dove il Cavaliere è paragonato all’egoar­ca della Compagnia dei Celestini di Stefano Benni.

«Berlusconi è fisicamente e politicamente debole a causa delle frequenti lunghe nottate», gli accenni ai «party selvaggi» contenuti nei telegrammi romani sem­brano ripresi pari pari dalle elucubrazioni di D’Avanzo che accompagnarono le dieci domande dell’estate 2009.Scriveva l’inviato napoletano che«una vita disor­dinata e sconveniente lo ha reso fragile, ricattabile», ac­cennava alla sexual addiction e vi ricamava sopra. Fian­cheggiato da Concita De Gregorio sull’ Unità che nel giugno dell’anno scorso sottolineava come«l’ossessio­ne di Berlusconi per le ragazze è da anni la prima occu­pazione di chi lo circonda».

A fare massa critica anche la biografia-scandalo della escort Patrizia D’Addario e il libro sul Cavaliere vergato da Paolo Guzzanti, entram­bi ripresi con enfasi dal Fatto Quotidiano . Analogamente,l’amicizia con il premier russo nei re­port viene costellata di «lucrosi contratti» e «generosi regali» e la confidenza tra i due leader vede Berlusconi paragonato a «portavoce di Putin». Anche qui si com­prende come non sia farina del sacco della Dibble per­ché tanto l’ Unità quanto Repubblica non hanno mai perso occasione per connotare negativamente i rappor­ti Italia-Russia facendo leva sulla diffidenza Usa nei confronti di Mosca. Il gioco del passaparola dei quoti­diani italiani di sinistra, che solitamente si traduce con invettive dell’ Economist o del Financial Times , questa volta è salito di grado finendo nei dossier di Via Veneto.

«La leggenda palatina ha certificato l’intensità del­l’amicizia nel dono del celebre letto a baldacchino», scriveva Filippo Ceccarelli su Repubblica nel settem­bre 2009 aggiungendo che «il Cavaliere si definisce “l’avvocato” di Putin che in risposta lo proclama “me­diatore ideale”». Parole chiave utilizzate nel report. Le perplessità Usa sugli accordi strategici tra imprese italiane e russe, soprattutto la partecipazione di Eni al gasdotto South Stream, sono state sviscerate in nume­rosi articoli. «Un do ut des in cambio di contratti miliar­dari », ha chiosato Umberto De Giovannanageli sul­l’ Unità nell’agosto 2009, mentre Affari e Finanza della Repubblica sempre l’anno scorso aveva anche indivi­duato l’ «oscuro mediatore».

C’è «l’intenzione compro­vata da anni di episodi di estendere gli affari personali alle attività russe» e «negli ultimi tempi è stato spesso avvistato Valentino Valentini (deputato vicino al Cav; ndr ) come brasseur d’affaires di Berlusconi in Russia».

Insomma, se il trend sarà confermato, è evidente che il materiale è costruito con ritagli stampa inviati da Roma a Washington perché Foggy Bottom li analizzasse. Ma se l’antiberlusconismo non fosse diventato antiitaliani­tà, la situazione sarebbe meno grave.

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