Alle primarie Filippo Penati «aveva immaginato» di guidare «la lista nazionale nel collegio numero uno di Milano». Collocazione da big per il presidente della Provincia, che «è il nostro punto di riferimento più importante» secondo il segretario ds Franco Mirabelli. Occasione da prendere al volo per linquilino di Palazzo Isimbardi, che per scendere in campo col fronte veltroniano aveva persino messo da parte un «suo» sogno, quello di dare «un contributo che partisse dal territorio secondo un modello di partito federale».
Ma loccasione delle primarie è anche appuntamento ghiotto per le rese dei conti, per le faide interne e così, sorpresa, spunta Barbara Pollastrini. Sì, proprio il ministro dei Pacs che apostrofa Penati come «leghista» e che vagheggia di una «funzione politica maggiore (di Milano, ndr) con il Pd solo se sarà capace di un progetto nazionale senza ripiegare in un ragionamento neo-leghista». Il ministro Pollastrini, dicevamo, si autocandida minacciando o di avere il collegio più in della città oppure di togliere il sostegno a Veltroni. Chiaro a tutti che Penati non vuole né può assumersi questa responsabilità e altrettanto chiaro a tutti che la signora Modiano, titolare delle Pari Opportunità, gioca pesante anche sfruttando quellinvito a candidarsi in città che, anzitempo, le fu rivolto dal ds Mirabelli ossia dallo stesso che considera Penati «il punto di riferimento più importante».
Ecco, dunque, spiegato perché, ieri, il vertice milanese dei Ds ha offerto a Penati di «presiedere il comitato promotore della lista» - dove, tra laltro, cè anche la signora ministro - e il capolistato in un collegio defilato per consentire quindi al ministro Pollastrini, unica milanese nel governo Prodi, di candidarsi. Ed ecco anche comprensibile quella nota stampa diffusa sempre ieri da Penati che, implicitamente, prende atto di essere stato defenestrato e si «rimette» alle «decisioni che i dirigenti vorranno prendere, anteponendo lo spirito di servizio per il grande obiettivo di radicare il Pd a Milano e in Lombardia».
Virgolettato di un sacrificato deccellenza costretto al passo indietro dopo che la sua candidatura era stata annunciata ufficialmente. E mentre Mirabelli sottoscrive la speranza di Penati - «importante che Barbara possa candidarsi al collegio uno» - spunta un finale a sorpresa.
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