«Siamo alle solite: gli editori fanno quello che vogliono e se qualcosa non funziona scaricano tutte le colpe sugli edicolanti»: Armando Abbiati, presidente dello Snag, il sindacato nazionale degli edicolanti, allarga le braccia e sbotta: «Troppo comodo!». Poi tira il fiato, si siede e con calma...
«Cari lettori, non fatevi ingannare! Se andate in edicola e non trovate il vostro giornale preferito, sappiate che gli edicolanti non hanno colpa e tanto meno alcuna responsabilità. E se gli editori dicono che gli edicolanti non assicurano parità di trattamento alle testate, sappiate che non è così; gli edicolanti rispettano la libertà dinformazione. Al contrario, sono gli editori che non fanno nulla per mettere gli edicolanti nelle condizioni di lavorare decentemente».
È questa la sintesi del pensiero del presidente dello Snag sulla questione delle presunte «rese anticipate». Sì, perché, nei giorni scorsi, sono comparsi articoli che accusano gli edicolanti di restituire troppo presto, ai distributori locali, giornali periodici. Tutto ciò invocando unerrata interpretazione di quel recentissimo articolo 39 del Decreto legislativo n. 1 del 24 gennaio 2012 sulle liberalizzazioni voluto dal governo Monti (e convertito in legge, la n. 27, il 24 marzo 2012) in seguito a unindagine Antitrust (IC 35) che ha evidenziato questa necessità.
Ora, con il «nuovo» art. 39 del Decreto liberalizzazioni, gli edicolanti «possono rendere, in compensazione, i prodotti ricevuti in conto vendita al fine di ridurre le anticipazioni finanziarie e contestare al distributore locale sia le carenze che gli eccessi di fornitura rispetto alla domanda di mercato». Linguaggio tecnico? Vero. Tradotto vuol dire, di fatto, che gli edicolanti possono restituire delle pubblicazioni defalcandone il valore alla successiva fornitura per consentire loro di pagare gli estratti conto nei tempi richiesti dai propri fornitori. Un problema questo, tra laltro, che potrebbe essere facilmente risolto con una corretta distribuzione delle testate.
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