Roma Il giorno dell’assalto a Berlusconi, il 14 dicembre che ha segnato lo spartiacque tra vincitori e vinti, erano i «traditori», «i venduti», i Giuda dell’ultimo secondo, qualcuno disse comprati solo per quel momento, a quello scopo: tenere in piedi il governo che traballava. Braccati da insulti e minacce, alcuni dei «traditori» hanno trascorso il Natale sotto scorta. Ieri tutti coloro che quel giorno decisero di non sfiduciare Berlusconi sono diventati un soggetto politico, si sono uniti. La scelta del 14 dicembre non fu estemporanea. Il nuovo gruppo di Iniziativa responsabile si è presentato ufficialmente con una lettera a Gianfranco Fini in qualità di presidente della Camera, e conta 21 iscritti sicuri. Silvano Moffa, Bruno Cesario, tanti ex Udc, ex Mpa, due ex Idv come Razzi e Scilipoti, l’area di provenienza per molti è il centro. E poi ci sono le donne, le ex finiane Siliquini e Polidori: lavoreranno ora fianco a fianco nella nuova formazione che si proporrà come la «terza gamba» della maggioranza.
Volti sereni, adesso, a differenza di un mese fa, e la certezza: il gruppo potrebbe crescere, e a dirlo è uno dei suoi componenti più autorevoli, Silvano Moffa, l’ex finiano presidente della commissione Lavoro che il giorno della sfiducia a Berlusconi mollò Fini con una clamorosa astensione: «Nelle prossime settimane avremo altre adesioni sulla base della qualità politica della nostra proposta», ha spiegato l’ex esponente di punta di Fli. Gente che comprenda «quell’importante senso di responsabilità che serve al Paese». Si punta almeno a quota 25 deputati. Ai responsabili si sono uniti ieri anche due parlamentari del Pdl: Mario Pepe e Vincenzo D’Anna. Un innesto che si è rivelato fondamentale con le ore perché Calogero Mannino (Pid) ha rifiutato per adesso l’adesione, rischiando così di far scivolare i responsabili a quota 19, numero che non consente la nascita di una nuova formazione.
Nelle opposizioni la vedono come una trovata numerica, Pepe invece ha chiarito: «Io sono sempre stato un deputato eretico nel Pdl». Oltre che a far concorrenza al Terzo polo nell’area magmatica di un possibile elettorato di centro, il gruppo, guidato per il momento da Luciano Sardelli, potrebbe anche «evitare possibili passaggi dal Pdl a Fli», spiegava a margine della conferenza stampa l’ex finiana Catia Polidori, anche lei certa dell’arrivo di volti nuovi. C’è chi guarda con curiosità anche all’Mpa di Lombardo: formato da cinque deputati, tutti con l’opposizione, mercoledì era presente in aula con appena due iscritti. Il gruppo nuovo poi avrà a disposizione 1 o 2 deputati in ogni commissione, togliendo così pedine al Terzo polo in alcuni terreni ultrasensibili, come la commissione Bilancio e la Giustizia.
«È un bluff» tuonava nel Pd Dario Franceschini: «Sono gli stessi che votarono la fiducia». Sulla carta Franceschini ha ragione: rispetto ai 314 che il 14 dicembre dissero sì alla fiducia, i membri della maggioranza salgono solo a quota 315, appena quattro voti potenziali più delle minoranze. Ma un’iniziativa politica di questo tipo propone un sostegno non occasionale ma stabile, rafforza il centrodestra in alcune commissioni e crea un gruppo che punta ad allargarsi a finiani pentiti e Udc insoddisfatti per essere «la terza area della maggioranza - come l’ha definita Francesco Pionati (Adc), il portavoce - utile sia se la legislatura va avanti, sia se si dovesse andare a elezioni». La lealtà è assicurata su tutti i temi politici, in particolare su Sud e federalismo. «Non abbiamo chiesto niente e niente ci è stato proposto», spiegano i «responsabili». Ma certo è che «Berlusconi sa che il 14 dicembre si è salvato grazie a noi - ha chiarito Pionati, il più esplicito -.
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