Il retroscena «Ma com’è faticoso truccare in Italia»

Le due squadre milanesi sono - insieme a Juventus e Palermo - le uniche compagini di serie A che non compaiono nell’elenco degli incontri a sospetto di combine su cui indaga la Procura di Cremona. Ma anche Inter e Milan vengono citate nelle carte dell’inchiesta, per due episodi che sembrano raccontare i tentativi della gang delle scommesse di avvicinare l’entourage del grande calcio. Per quanto riguarda il Milan, si parla del guidatore del pullman della squadra e del (presunto) parente di un suo calciatore. Per l’Inter, alcune intercettazioni della polizia ungherese sembrano raccontare che in qualche modo gli emissari della banda avessero un gancio per ottenere biglietti omaggio destinati alla Federcalcio. Dettagli che potrebbero apparire insignificanti, se non testimoniassero degli appetiti illimitati del clan.
Il primo episodio raccontato nelle carte viene dalla testimonianza di uno dei due pentiti dell’inchiesta, il croato Marijo Cvrtak. Prima di collaborare con la polizia, Cvrtak ha lavorato a lungo per conto di «Dan» Seet Eng, il «Goldfinger» coreano che tira le fila del traffico. Arrestato dalla polizia della Renania per un giro di trecento partite truccate, e condannato a cinque anni di carcere, Cvrtak ha parlato. Interrogato per rogatoria dagli inquirenti italiani ha detto di sapere poco di quanto accade nel nostro paese. Ma poi ha buttato lì un aneddoto: «Io non conosco nessun giocatore italiano che è coinvolto in partite manipolate. Io so soltanto che lo zio di Gattuso ha un ristorante nelle vicinanze del campo d’agibilità dell’Ac Milan a Milanello, io lì ho mangiato più volte. L’allora autista del pullman dell’Ac Milan mi ha portato lì. Tramite un mio conoscente che viveva a Monaco e che viene da Milano, il quale conosceva l'autista del pullman, solo così ho potuto prendere conoscenza di questo ristorante».
Il nome dell’Inter viene fatto invece da uno degli ungheresi dell’organizzazione di «Dan», Matyas Lazar, che il 9 aprile scorso chiama un amico in Ungheria. Si lamenta della difficoltà di truccare le partite in Italia, («la questione italiana è difficile, dobbiamo andare lì dieci volte per realizzarne uno»). Poi Lazar racconta di essere andato allo stadio a vedere l’Inter: non è chiaro a che partita si riferisca, il derby è passato da sei giorni ma giocava in casa il Milan. «Erano letargici, si vedeva che erano fottuti».

E poi: «Ho mandato messaggi a Baros, mi ha chiesto perché non avevo chiamato prima, mi avrebbe dato i biglietti per il settore Vip gratis.. li aveva avuti in omaggio.. non c’era nemmeno il numero di serie su quelli, erano emessi dall’Associazione Italiana Calcio».

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