Il retroscena Verso le urne, la Lega teme l’«effetto martire»

RomaOgnun per sé, anche se. Ognun per sé, Pdl e Lega, è ovvio, nella ricerca del consenso nordista, in vista della prossima chiamata alle urne. Anche se, a due settimane dal voto, in casa Carroccio si registrano segnali di fastidio, crescente, per le ultime mosse del Cavaliere. Nessuno, ci mancherebbe, parla di scontro inevitabile, alle porte. Ma qualche timore, per il protagonismo con cui Silvio Berlusconi sembra voler giocare la partita, si inizia ad avvertire.
Punto primo: la giustizia. Il “chiodo fisso” del premier, che ritorna in primo piano. Un ritornello ciclico, visto che è «dal 1994 che si mischia con la politica», nonostante siano «due cose che devono restare divise». Un terreno su cui il Cavaliere, inasprendo lo scontro con la magistratura – complice il nuovo fronte polemico sul caso Mills – potrebbe attirare su di sé nuovi consensi. D’altronde, Roberto Calderoli non si nasconde: «I suoi voti aumenteranno», pronostica al Riformista, visto che «gli stanno facendo fare la figura del martire». Ed è questo il tarlo principale. Perché a via Bellerio sanno bene che non avranno nulla da guadagnare se il dibattito si concentrerà sulle toghe. Querelle che pensavano, speravano archiviata, dopo l’ok al Lodo Alfano. E invece, «se continua così, ripiglia in mano il pallino», si commenta tra gli uomini del Senatùr.
Per carità, nella Lega si è consapevoli della propria forza, al di là dei sondaggi, guardati spesso con una certa riluttanza. Perché il «nostro grande consenso», osserva il ministro per la Semplificazione, «si riscontra tra la gente». Ma nessuno sottovaluta il rischio che Berlusconi possa voler “mettere il cappello” su alcuni dei punti chiave delle battaglie leghiste. Come sul fronte immigrazione, visto che brucia ancora un po’ l’azione di «disturbo» sui respingimenti. Un tentativo di rubare la scena - si osserva sottovoce - o quantomeno condividere i meriti con Roberto Maroni.
Giustizia, immigrazione, ma anche riforme. Terreno su cui da mesi la Lega lavora con cura, nel tentativo di trovare larghe intese con l’opposizione, per portare a casa risultati e offrire al popolo padano i suoi trofei (federalismo, sicurezza). Ma adesso, con la nuova offensiva del Cavaliere, che intende sforbiciare di molto il numero dei parlamentari, per rivendicare magari in campagna elettorale l’iniziativa «anti-casta», si potrebbero rimescolare le carte. Nonostante l’onorevole riduzione – rivendicano – sia una delle sfide storiche leghiste, già inserita nella riforma costituzionale bocciata nel 2006 dal referendum. Una ferita forse ancora non rimarginata del tutto. E a proposito di referendum, stavolta elettorale, si studiano le eventuali contromosse alla scelta del premier.

Che ha già annunciato di votare sì, nell’interesse quindi del Pdl, non certo dell’alleato. Ma che potrebbe far incrinare i rapporti, nel caso in cui l’inquilino di Palazzo Chigi intendesse cavalcare in maniera attiva la battaglia, «a favore», sui tre quesiti.

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