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Riciclaggio, Di Girolamo ai pm: illeciti telefonici

L'ex senatore del Pdl accusato di legami con la 'ndrangheta interrogato a Regina Coeli, dove è detenuto, sul suo ruolo nell'operazione di ricilaggio da 2 miliardi di euro che coinvolge Telecom Sparkle e Fastweb. Ammissioni ai magistrati: confermato il sistema delle frodi carosello

Riciclaggio, Di Girolamo ai pm: illeciti telefonici

Roma - Dopo le dimissioni da "cavaliere senza macchia e senza paura" le prime ammissioni con i giudici. Nicola Di Girolamo, l'ex senatore del Pdl accusato di avere legami con la 'ndrangheta, ha confermato nell'interrogatorio di oltre due ore davanti ai magistrati l'illiceità di operazioni legate a servizi telefonici, in particolare Phuncard e Traffico Telefonico. L’inchiesta è quella sul presunto maxi riciclaggio di due miliardi di euro che sarebbe ruotato intorno a iniziative commerciali riconducibili a Fastweb e Telecom Sparkle. Di Girolamo è detenuto a Regina Coeli con le accuse di associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio, violazione della legge elettorale e scambio elettorale aggravato dal metodo mafioso.

Illeciti telefonici Nel corso dell’atto istruttorio, tenutosi ieri nel carcere di via della Lungara, è stato affrontato solo l’aspetto legato al riciclaggio e non anche le circostanze dell’ elezione di Di Girolamo nel collegio estero e i suoi presunti legami con esponenti della ’ndrangheta. Questi ultimi due aspetti saranno oggetto di un prossimo interrogatorio. Per il procuratore aggiunto, Giancarlo Capaldo e i sostituti Giovanni Bombardieri, Francesco Passaniti e Giovanni Di Leo, è arrivata una prima e importante conferma dell’impianto accusatorio. Phuncard e Traffico telefonico sono operazioni commerciali fittizie che, secondo quanto emerso dalle indagini, hanno permesso al sodalizio di cui faceva parte il senatore di realizzare profitti per centinaia di milioni di euro in favore di Fastweb e Telecom Italia Sparkle.

Il sistema delle frodi carosello Sono le famigerate "frodi carosello" messe in atto per creare ingenti fittizi crediti Iva e che hanno arrecato all’erario un danno complessivo quantificato in 370 milioni di euro. La prima truffa ha riguardato la commercializzazione di schede prepagate, denominate appunto Phuncards, recanti un codice che avrebbe dovuto consentire l’accesso tramite un sito internet a contenuti tutelati da diritto d’autore, in realtà inesistenti. La seconda fittizia operazione ha avuto per oggetto la commercializzazione di "servizi a valore aggiunto" da realizzare mediante l’acquisto e la veicolazione dei contenuti attraverso servizi di interconnessione internazionale per il trasporto di traffico telematico.

Anche in questo caso l’oggetto stesso della prestazione (il traffico telematico) si è rilevato inesistente e ha consentito alle società debitrici dell’Iva nei confronti dello Stato di non versare il tributo, trasferendo ingenti somme all’estero e facendo girare in circolo i flussi finanziari.

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