Riciclaggio, indagato il banchiere del Papa

La Procura di Roma contesta al presidente Ettore Gotti Tedeschi e al direttore generale Paolo Cipriani la violazione delle norme Ue. Nel mirino un trasferimento da 23 milioni di euro. Santa Sede irritata: "Perplessità e meraviglia, sempre garantita la trasparenza"

Roma Ettore Gotti Tedeschi, presidente dell’Istituto per le opere di religione, e il direttore generale della banca vaticana, Paolo Cipriani, sono indagati dalla Procura di Roma per violazione delle norme europee antiriciclaggio. L’iscrizione dei vertici dello Ior è legata al sequestro preventivo – firmato dal gip Maria Teresa Covatta su richiesta del procuratore aggiunto Nello Rossi e del pm Stefano Rocco Fava – di 23 milioni di euro che si trovavano su un conto corrente aperto presso la sede romana del Credito Artigiano Spa. Nel mirino degli inquirenti sono finite due operazioni che prevedevano il trasferimento di 20 milioni alla JP Morgan di Francoforte e di altri tre alla Banca del Fucino. L’inchiesta della Procura è partita dalla segnalazione di un’operazione sospetta da parte dell’Unità di informazione finanziaria della Banca d’Italia, che include lo Stato della Città del Vaticano nei «Paesi extracomunitari» e dunque soggetto a obblighi «rafforzati di adeguata verifica».
Non è la prima volta che la magistratura si occupa delle operazioni dello Ior, dato che un caso simile riguardava alcuni conti della banca vaticana presso la filiale della Banca di Roma (oggi Unicredit) di via della Conciliazione, ma è la prima volta, invece, che gli investigatori indagano su operazioni avvenute sotto la nuova gestione dell’Istituto. L’ipotesi della Procura riguarda il fatto che la richiesta di trasferimento fondi presentata dallo Ior non conteneva le indicazioni di chi aveva commissionato l’operazione e chi fossero i destinatari delle somme in questione.
La reazione vaticana non si è fatta attendere: la Segreteria di Stato ha pubblicato un comunicato ricordando proprio «la chiara volontà, più volte manifestata da parte delle autorità della Santa Sede, di piena trasparenza per quanto riguarda le operazioni finanziarie» dello Ior, operazione voluta dal Segretario di Stato Tarcisio Bertone. «Ciò richiede – si legge nella nota – che siano messe in atto tutte le procedure finalizzate a prevenire terrorismo e riciclaggio di capitali. Per questo le autorità dello Ior da tempo si stanno adoperando nei necessari contatti e incontri, sia con la Banca d’Italia sia con gli organismi internazionali competenti, per l’inserimento della Santa Sede nella cosiddetta White List».
Il Vaticano manifesta quindi «perplessità e meraviglia» per l’iniziativa della Procura di Roma, ricordando che «i dati informativi necessari sono già disponibili presso l’ufficio competente della Banca d’Italia, e operazioni analoghe hanno luogo correntemente con altri istituti di credito italiani». Infine, la Segreteria di Stato spiega che nel caso in questione «si tratta di operazioni di giroconto per tesoreria presso istituti di credito non italiani il cui destinatario è il medesimo Ior» e pertanto esprime «la massima fiducia» nel presidente - che ieri ha incassato anche la solidarietà del sindaco di Roma Gianni Alemanno, del sottosegretario all’Interno Mantovano e del presidente dei senatori Pdl, Maurizio Gasparri - e nel direttore generale dell’Istituto.
A rimarcare ancora di più la totale fiducia di cui gode Gotti Tedeschi da parte dei suoi superiori, è il fatto che L’Osservatore Romano oggi in edicola pubblica la prefazione del cardinale Bertone al libro scritto dallo stesso Gotti insieme a Rino Cammilleri (Denaro e paradiso. I cattolici e l’economia globale, edizioni Lindau).


Negli ambienti vaticani l’inchiesta sullo Ior e l’iscrizione nel registro degli indagati del suo presidente hanno fatto sussurrare a qualcuno che si tratterebbe «di un tiro mancino dopo il successo del viaggio del Papa in Gran Bretagna», mentre altri invocano prudenza e senza evocare complotti invitano invece a iscrivere la vicenda nell’ambito delle rivalità interne alle banche.
AnTor

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